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sabato, 5 Ottobre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

L’omicidio di Fabrizio Ceruso

Un even­to signi­fi­ca­ti­vo si veri­fi­ca nel set­tem­bre del 1974 nel­la bor­ga­ta roma­na di San Basi­lio. Non è la pri­ma occu­pa­zio­ne. La bor­ga­ta roma­na ha una sto­ria ven­ten­na­le di lot­te per la casa e per i ser­vi­zi, inse­ri­te in un con­te­sto che coin­vol­ge parec­chie bor­ga­te roma­ne.

Vie­ne costi­tui­to il Comi­ta­to di Lot­ta per la Casa di San Basi­lio con lea­der Ago­sti­no Bevi­lac­qua, «invi­ta­to gra­di­to», mili­tan­te di Lot­ta con­ti­nua e diret­to­re dell’omonimo quo­ti­dia­no.

La mat­ti­na del 5 set­tem­bre 1974, undi­ci mesi dopo l’inizio dell’occupazione, arri­va la poli­zia per effet­tua­re lo sgom­be­ro degli allog­gi occu­pa­ti. Le fami­glie ave­va­no otte­nu­to gli allac­cia­men­ti di luce, acqua, gas e tele­fo­no e la sen­sa­zio­ne era quel­la di aver acqui­si­to il dirit­to all’abitazione.

La poli­zia si tro­va il por­to­ne bloc­ca­to da un grup­po di don­ne con i loro bam­bi­ni, ma que­sto non li fer­ma. Le fami­glie che occu­pa­no il nucleo più gros­so degli appar­ta­men­ti si riu­ni­sco­no in assem­blea per deci­de­re le for­me di lot­ta da adot­ta­re.

Il gior­no seguen­te la poli­zia si pre­sen­ta in for­ze per effet­tua­re lo sgom­be­ro di que­sto secon­do lot­to, ma si tro­va davan­ti a una for­te resi­sten­za. La poli­zia cir­con­da le case e ini­zia a spa­ra­re lacri­mo­ge­ni anche sui bal­co­ni. A metà gior­na­ta l’operazione di sgom­be­ro vie­ne sospe­sa, per­met­ten­do alle 20 fami­glie espul­se di rien­tra­re nel­le loro case.

Il Sunia (Sin­da­ca­to uni­ta­rio nazio­na­le inqui­li­ni e asse­gna­ta­ri) attri­bui­sce la respon­sa­bi­li­tà dell’accaduto ai grup­pi extra­par­la­men­ta­ri e in spe­cial modo a Lot­ta con­ti­nua.

Il gior­no seguen­te, saba­to 7, la gior­na­ta tra­scor­re tran­quil­la e ini­zia­no le trat­ta­ti­ve con il Pre­to­re per la sospen­sio­ne degli sgom­be­ri e il riti­ro del­la poli­zia. Il Pre­to­re dichia­ra di non poter pren­de­re una deci­sio­ne fino a lune­dì e che quin­di non sareb­be suc­ces­so nien­te.

Inve­ce la dome­ni­ca mat­ti­na alle 7, sen­za nes­sun pre­av­vi­so, mil­le tra poli­ziot­ti e cara­bi­nie­ri cir­con­da­no e inva­do­no le case ini­zian­do le ope­ra­zio­ni di sgom­be­ro, distrug­gen­do e but­tan­do dal­le fine­stre mobi­li e sup­pel­let­ti­li. La situa­zio­ne dege­ne­ra quan­do una don­na, dal­la fine­stra del suo appar­ta­men­to, esplo­de dei col­pi di fuci­le feren­do lie­ve­men­te il Vice­que­sto­re e due agen­ti.

Nel pome­rig­gio, alle 18, la situa­zio­ne si aggra­va quan­do la poli­zia cari­ca l’as­sem­blea orga­niz­za­ta dal Comi­ta­to di Lot­ta per la casa di San Basi­lio nel­la piaz­za cen­tra­le del­la bor­ga­ta. Alle 19:15 Fabri­zio Ceru­so, 19 anni, mili­tan­te di Auto­no­mia Ope­ra­ia e del Col­let­ti­vo Poli­ti­co di Tivo­li, cit­tà nel­la qua­le risie­de con il padre, la madre, un fra­tel­lo e una sorel­la, vie­ne col­pi­to da un pro­iet­ti­le e muo­re men­tre vie­ne tra­spor­ta­to in ospe­da­le.

La noti­zia del­la mor­te di Fabri­zio pro­vo­ca un’esplosione di rab­bia nel­la bor­ga­ta e nel­la not­te ven­go­no spa­ra­ti nume­ro­si col­pi di arma da fuo­co con­tro le for­ze di poli­zia. San Basi­lio rima­ne com­ple­ta­men­te mili­ta­riz­za­ta e iso­la­ta dal resto del­la cit­tà. Il bilan­cio è di 30 agen­ti feri­ti e di un nume­ro impre­ci­sa­to di feri­ti tra gli occu­pan­ti, oltre alla mor­te di Fabri­zio.

La mat­ti­na seguen­te l’aspetto del quar­tie­re è spet­tra­le. I ser­vi­zi pub­bli­ci sono sospe­si e l’illuminazione distrut­ta e le nume­ro­se richie­ste di sospen­sio­ne del­lo sgom­be­ro da par­te del Comi­ta­to di Lot­ta ven­go­no siste­ma­ti­ca­men­te respin­te.

Il mer­co­le­dì mat­ti­na, con anco­ra 145 fami­glie che con­ti­nua­no l’occupazione, arri­va­no altri 2000 poli­ziot­ti per quel­la che «Lot­ta Con­ti­nua» defi­nì la «solu­zio­ne fina­le»[1]. All’ultimo momen­to il mini­stro degli inter­ni Tavia­ni ordi­nò alle for­ze di poli­zia di riti­rar­si, per­met­ten­do così alle fami­glie di rien­tra­re nel­le pro­prie case.

Il que­sto­re Euge­nio Testa, accor­so sul luo­go dopo la mor­te di Fabri­zio, dichia­rò che poli­zia e cara­bi­nie­ri non fece­ro uso del­le armi da fuo­co. La dichia­ra­zio­ne era basa­ta su una peri­zia dal­la qua­le risul­ta­va che nes­su­na arma ave­va spa­ra­to. «Sem­bra tut­ta­via abba­stan­za pro­ble­ma­ti­co con­trol­la­re miglia­ia di armi e che l’operazione si sia com­piu­ta così celer­men­te in quel­la situa­zio­ne»[2]. Il respon­sa­bi­le dell’omicidio di Fabri­zio Ceru­so non ven­ne mai indi­vi­dua­to.

Dall’articolo appar­so su «Lot­ta Con­ti­nua» il gior­no suc­ces­si­vo all’assassinio di Fabri­zio Ceru­so emer­go­no alcu­ne con­si­de­ra­zio­ni e inse­gna­men­ti:

Dopo un perio­do nel qua­le, di fron­te ai pri­mi segni del­lo scon­tro che si apre in que­sto autun­no, le sta­zio­ni occu­pa­te, le lot­te dure dei disoc­cu­pa­ti, dei pen­do­la­ri, degli ope­rai minac­cia­ti di licen­zia­men­to, segni di una ten­den­za irre­ver­si­bi­le del­la lot­ta ope­ra­ia e pro­le­ta­ria a rea­liz­za­re nuo­vi più alti — livel­li, a tra­sfor­mar­si in scon­tro socia­le gene­ra­le, fa rispo­sta era sta­ta anco­ra incer­ta e diver­si­fi­ca­ta, tra la repres­sio­ne dura in alcu­ni casi e la con­ces­sio­ne di par­zia­li vit­to­rie in altri, la deci­sio­ne di attac­ca­re mili­tar­men­te il quar­tie­re di S. Basi­lio, che non era una situa­zio­ne di lot­ta visto­sa rive­la tut­to il suo carat­te­re ine­qui­vo­ca­bi­le di scel­ta poli­ti­ca gene­ra­le e pro­gram­ma­ta.

Di anda­re incon­tro a una stra­ge, non pote­va non esse­re pre­vi­sto e pre­ven­ti­va­to. Quel­lo che non è sta­to pre­vi­sto è la pos­si­bi­li­tà che la vio­len­za assas­si­na del­le trup­pe di poli­zia tro­vas­se una capa­ci­tà pro­le­ta­ria di rispon­de­re sul­lo stes­so ter­re­no.

[…] Si è ten­ta­to infi­ne di dare una par­ven­za di lega­li­tà all’u­so del­la for­za bru­ta, costruen­do quel­l’al­tra inven­zio­ne degli asse­gna­ta­ri «lega­li “, in nome dei qua­li il que­sto­re di Roma ha giu­sti­fi­ca­to il suo dirit­to a ucci­de­re.

Ma que­sti asse­gna­ta­ri non ci sono mai sta­ti (all’at­to del­l’oc­cu­pa­zio­ne su 26 asse­gna­ta­ri 21 ave­va­no rifiu­ta­to gli appar­ta­men­ti pre­fe­ren­do sta­bi­lir­si in un altro quar­tie­re), e ogni ten­ta­ti­vo suc­ces­si­vo del­lo IACP di usa­re pro­le­ta­ri con­tro pro­le­ta­ri è sta­to respin­to e scon­fit­to dagli occu­pan­ti e dagli asse­gna­ta­ri stes­si. E chi dopo quan­to è avve­nu­to a San Basi­lio si osti­na ad accam­pa­re que­sta mise­ra­bi­le legit­ti­ma­zio­ne, a comin­cia­re dal PSI e dal PCI, si assu­me la tre­men­da respon­sa­bi­li­tà di con­trap­por­re agli inte­res­si del pro­le­ta­ria­to, alla sua uni­tà, la mio­pe, set­ta­ria dife­sa dei pro­pri inte­res­si di coge­stio­ne cor­po­ra­ti­va nel­l’am­mi­ni­stra­zio­ne del mer­ca­to edi­li­zio […]

Una respon­sa­bi­li­tà gra­vis­si­ma, a cui guar­da non solo la clas­se ope­ra­ia e il pro­le­ta­ria­to. roma­no, ma /‘intero movi­men­to di clas­se, che nel fero­ce attac­co del­lo sta­to alle 150 fami­glie di S. Basi­lio e nel brac­cio di fer­ro che la rispo­sta pro­le­ta­ria ha impo­sto al pro­prio nemi­co rico­no­sce i ter­mi­ni più gene­ra­li, il livel­lo e la por­ta­ta di uno scon­tro che si è ormai defi­ni­to sen­za pos­si­bi­li­tà di equi­vo­co, e da qui par­te.[3]

Nono­stan­te que­sti inse­gna­men­ti, la soli­da­rie­tà e l’organizzazione socia­le che ave­va­no carat­te­riz­za­to il quar­tie­re negli anni del boom eco­no­mi­co e del­la cre­sci­ta del­la bor­ga­ta, ini­ziò a disgre­gar­si len­ta­men­te.

Que­sti avve­ni­men­ti che sen­za mez­zi ter­mi­ni ven­go­no ricor­da­ti dagli abi­tan­ti del quar­tie­re con il ter­mi­ne ‘guer­ra’ rap­pre­sen­ta­no un pun­to di svol­ta nel­la sto­ria del quar­tie­re. La rispo­sta del­le isti­tu­zio­ni alle occu­pa­zio­ni ave­va pale­sa­to in modo più che evi­den­te che non vi era­no più mar­gi­ni d’azione per il movi­men­to di lot­ta per la casa. Ini­zia così per il quar­tie­re la fine del ciclo di lot­te che ave­va per decen­ni cer­ca­to di sol­le­va­re il desti­no di cen­ti­na­ia di miglia­ia di bor­ga­ta­ri rele­ga­ti nei luo­ghi del­la mar­gi­na­li­tà all’estrema peri­fe­ria del­la cit­tà di Roma.[4]

Con­fer­ma che tro­via­mo anche nel sag­gio di Mas­si­mo Sesti­li Sot­to un cie­lo di piom­bo, in cui l’autore sot­to­li­nea il tra­gi­co epi­lo­go del­la bat­ta­glia di San Basi­lio:

Il rapi­men­to Moro e l’unità nazio­na­le pre­sto avreb­be­ro scon­fit­to le ulti­me resi­due spe­ran­ze di un movi­men­to di lot­ta che era cre­sciu­to con tena­cia e costan­za, per­ché dall’iniziale richie­sta di un allog­gio digni­to­so e del risa­na­men­to del­le bor­ga­te, ave­va dato cor­po a istan­ze anco­ra più avan­za­te sul pia­no poli­ti­co e socia­le, assor­ben­do al suo inter­no le lot­te per il lavo­ro, la scuo­la, i tra­spor­ti, la sani­tà. In altre paro­le, pur se tra innu­me­re­vo­li con­trad­di­zio­ni e divi­sio­ni, il movi­men­to ave­va sapu­to coniu­ga­re la lot­ta per un dirit­to pri­ma­rio come la casa, con la richie­sta di un model­lo di svi­lup­po alter­na­ti­vo, con­no­tan­do­si come la pun­ta più avan­za­ta di una doman­da di tra­sfor­ma­zio­ne del­la socie­tà. La fine del ciclo di que­ste lot­te, per i pro­le­ta­ri di San Basi­lio, ha signi­fi­ca­to soprat­tut­to la fuga dall’impegno poli­ti­co e l’arrivo, deva­stan­te, nel quar­tie­re del­la dro­ga. La soli­da­rie­tà e l’impegno che i san­ba­si­lia­ni ave­va­no sapu­to espri­me­re negli anni si sono dis­sol­ti, e chi ha potu­to è scap­pa­to e si è rico­strui­to una vita altro­ve, lon­ta­no dal­la bor­ga­ta.[5]

Nel 2014 Blu, defi­ni­to dal Guar­dian[6] uno dei miglio­ri street arti­st del mon­do, rea­liz­za un mura­les dedi­ca­to a Fabri­zio Ceru­so. Nel mura­les il san­to si tra­sfor­ma in un pala­di­no per il dirit­to alla casa: con una mano bloc­ca i poli­ziot­ti accor­si a sgom­be­ra­re le case e con­tem­po­ra­nea­men­te tra­sfor­ma alcu­ni agen­ti in peco­re e maia­li, men­tre con l’altra, impu­gnan­do una ceso­ia, rom­pe un luc­chet­to. Il mura­les vie­ne però par­zial­men­te cen­su­ra­to dal Comu­ne, copren­do con ver­ni­ce bian­ca la par­te riguar­dan­te le for­ze dell’ordine. La rea­zio­ne degli abi­tan­ti è imme­dia­ta e la scrit­ta “cen­su­ra­to” vie­ne aggiun­ta sul­la par­te bian­ca. Un gesto che evi­den­zia come a San Basi­lio i muri sia­no un mez­zo di espres­sio­ne e resi­sten­za.

Par­te del mura­les cen­su­ra­ta [dal sito blublu.org/b/2014/09/20/san-basilio]

«…quin­di, il com­pi­ti­no di oggi è que­sto: come rac­con­ta­re la sto­ria di Fabri­zio Ceru­so e del­la bat­ta­glia di San Basi­lio in modo “poli­ti­ca­men­te cor­ret­to”? pote­te invia­re le vostre idee al seguen­te indi­riz­zo:
(non sono gra­di­ti: misti­ci­smi, mira­co­li, sui­ni, ovi­ni e pos­si­bi­li rife­ri­men­ti Orwel­lia­ni)»
«il muro è sta­to com­ple­ta­to, qual­cu­no ha gri­da­to allo scan­da­lo, le isti­tu­zio­ni si sono indi­gna­te, i gior­na­li han­no scrit­to, i poli­ti­ci si sono espres­si, i cen­so­ri sono inter­ve­nu­ti». [Blu]

Il mura­les cen­su­ra­to [asfalto.archphoto.it/street-art-e-memorials-per-chi-e-morto-in-strada]

  1. S. BASILIO — I pro­le­ta­ri uni­ti rifiu­ta­no di ven­de­re la lot­ta. La poli­zia abban­do­na il quar­tie­re!, «Lot­ta Con­ti­nua», 12 set­tem­bre 1974
  2. Mas­si­mo Sesti­li, Sot­to un cie­lo di piom­bo. Le lot­te per la casa in una bor­ga­ta di Roma, san Basi­lio, set­tem­bre 1974, «Histo­ria Magi­stra», 1/2009, p.75
  3. Una pro­va gene­ra­le, «Lot­ta Con­ti­nua», 10 set­tem­bre 1974
  4. Gian-Gia­co­mo Fusco, Ai mar­gi­ni di Roma capi­ta­le, Edi­zio­ni Nuo­va Cul­tu­ra, Roma, 2013, p. 124–125
  5. Mas­si­mo Sesti­li, op. cit., p.81
  6. The 10 best street art works — in pic­tu­res, <https://www.theguardian.com/culture/gallery/2011/aug/07/art>

[Para­gra­fo, non defi­ni­ti­vo, di un libro di pros­si­ma pub­bli­ca­zio­ne]

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