-0.2 C
Torino
giovedì, 2 Gennaio 2025

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Prove pratiche di catastrofe

Metro­po­li vie­ta­te a chi non con­su­ma

di Miche­la Zuc­ca Sher­wood

A fine 2024 a Mila­no debut­ta­no le ‘zone ros­se’ in cui per tre mesi sarà in vigo­re il divie­to di sta­zio­na­men­to per chi è mole­sto o ha pre­ce­den­ti per dro­ga, fur­ti o rapi­ne e altri rea­ti, fra cui l’oc­cu­pa­zio­ne di case e di “ter­ri­to­ri”. Le for­ze di poli­zia potran­no dispor­re l’al­lon­ta­na­men­to imme­dia­to non solo di chi è vio­len­to o mole­sto, ma anche di chi è con­si­de­ra­to peri­co­lo­so con­tri­buen­do, alme­no nel­le inten­zio­ni, ad aumen­ta­re la per­ce­zio­ne di sicu­rez­za.

Di fat­to la sicu­rez­za in cit­tà è già aumen­ta­ta: da ini­zio anno al 20 dicem­bre, sono cala­ti del 13,5% i delit­ti e sono aumen­ta­ti del 17,4% gli arre­sti. I delit­ti sono pas­sa­ti da 144.864 a 134.178 e gli arre­sti sono sali­ti da 6.472 a 7.604 con 29.422 denun­cia­ti e oltre un milio­ne e mez­zo di con­trol­la­ti in 90 mila ser­vi­zi di ordi­ne pub­bli­co. I fur­ti sono dimi­nui­ti del 10%. I dati, anco­ra non defi­ni­ti­vi, inclu­do­no anche 2500 espul­sio­ni di stra­nie­ri, 520 rim­pa­tri (qua­si 160 più del­l’an­no scor­so), il seque­stro di cin­que ton­nel­la­te di dro­ga, otto sgom­be­ri di occu­pa­zio­ni ‘mas­si­ve’, per un tota­le di 1380 allog­gi popo­la­ri occu­pa­ti “recu­pe­ra­ti” e un aumen­to degli sgom­be­ri in fla­gran­za.

Ma la moti­va­zio­ne del­la “sicu­rez­za” non tie­ne. I rea­ti comu­ni e gli omi­ci­di sono in dimi­nu­zio­ne da più di cin­quan­t’an­ni tran­ne quel­li com­mes­si in fami­glia, dai maschi di casa, che con­ti­nua­no ad aumen­ta­re e col­pi­sco­no pre­va­len­te­men­te le don­ne.

In real­tà da decen­ni le metro­po­li stan­no diven­tan­do off limi­ts per chi non con­su­ma, pra­ti­ca­bi­li solo nel momen­to in cui spen­di o, meglio anco­ra, lavo­ri per arric­chi­re i padro­ni.

Affit­ti alle stel­le che obbli­ga­no al lavo­ro dal­l’al­ba al tra­mon­to festi­vi inclu­si. In alter­na­ti­va, mutui cape­stro per com­prar­si casa a deci­ne di chi­lo­me­tri dal posto di lavo­ro, con tem­pi di spo­sta­men­to di tre, quat­tro ore al gior­no, che non lascia­no respi­ro alla vita. La socia­li­tà cir­co­scrit­ta al luo­go di lavo­ro, nes­sun rap­por­to col posto in cui si abi­ta: quan­do si va in pen­sio­ne si per­do­no i rap­por­ti con i col­le­ghi, che sono sta­ti gli uni­ci ami­ci, e dove ci si tro­va a vive­re si vede solo il deser­to per­ché non si ha fat­to in tem­po a costrui­re alcun rap­por­to. I figli — se si sono potu­ti ave­re — sono già anda­ti anco­ra più lon­ta­no, inse­guen­do la pro­spet­ti­va di un “lavo­ro”. Mol­ti si sono sui­ci­da­ti.

Una vol­ta c’e­ra alme­no la pro­spet­ti­va di un lavo­ro sicu­ro: ades­so i pochi pri­vi­le­gia­ti che sono riu­sci­ti ad aver­lo non rie­sco­no nem­me­no più ad anda­re in pen­sio­ne — l’oc­cu­pa­zio­ne “aumen­ta” per­ché chi pri­ma si riti­ra­va dal lavo­ro ades­so ci rima­ne fino allo stre­mo -. La mobi­li­tà socia­le è bloc­ca­ta da decen­ni: chi è figlio di pro­le­ta­ri rie­sce anche a lau­rear­si, ma poi vivrà peg­gio dei geni­to­ri che han­no lavo­ra­to in fab­bri­ca.

Oltre tut­to, nel­le metro­po­li inqui­na­te le cau­se di mor­te aumen­ta­no e si vive di meno.

LAVORARE SOTTO PADRONE NON CONVIENE NEANCHE PIÙ. Se fac­cia­mo il cal­co­lo di quan­to costa vive­re in una metro­po­li; del tem­po (e dei sol­di) che si per­do­no lavo­ran­do per lor­si­gno­ri e viag­gian­do per rag­giun­ge­re il luo­go in cui si ver­rà sfrut­ta­ti; del­la dimi­nu­zio­ne di ferie e tem­pi libe­ri; dei divie­ti di fre­quen­ta­re il cen­tro cit­tà; del­le dimi­nu­zio­ni del­l’a­spet­ta­ti­va di vita per malat­tie lega­te all’in­qui­na­men­to, spe­cial­men­te in pro­spet­ti­va del degra­do cli­ma­ti­co in atto, il con­to del­la ser­va ci dice che l’u­ni­ca cosa pos­si­bi­le e ragio­ne­vo­le è andar­se­ne e comin­cia­re l’au­to­pro­du­zio­ne.

L’i­nur­ba­men­to mas­sic­cio dal dopo­guer­ra ha lascia­to spo­po­la­te ampie aree del­la peni­so­la: e non solo in luo­ghi “lon­ta­ni”. Gran par­te del­l’Ap­pen­ni­no emi­lia­no per esem­pio è in sven­di­ta (per non par­la­re di por­zio­ni este­se del­le Alpi non turi­sti­che). Tro­via­mo il corag­gio di andar­ce­ne, di sabo­ta­re il siste­ma dei con­su­mi, di disin­tos­si­car­ci dal mer­ca­to, di rico­min­cia­re ad auto­pro­dur­ci (qua­lun­que cosa, dal cibo alla cul­tu­ra all’ag­gre­ga­zio­ne alle rela­zio­ni) e di ini­zia­re a vive­re.

RELATED ARTICLES

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Ultimi Articoli

Riceviamo e pubblichiamo

Articoli più letti

Redazione di Lotta Continua