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venerdì, 4 Ottobre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Cinquant’anni fa l’assassinio di Mario Lupo: un giovane partigiano degli anni Settanta

Sono pas­sa­ti 50 anni da quel­la sera del 25 ago­sto 1972 in cui una squa­dra di neo­fa­sci­sti aggre­dì a Par­ma due com­pa­gni, feren­do­ne gra­ve­men­te uno e col­pen­do a mor­te Mario Lupo, mili­tan­te di Lot­ta Con­ti­nua.

Quest’omicidio va col­lo­ca­to den­tro un con­te­sto gene­ra­le segna­to dal­la pre­sen­za di robu­sti movi­men­ti nel­le fab­bri­che, nel­le scuo­le, nel socia­le, che recla­ma­no radi­ca­li cam­bia­men­ti socia­li e poli­ti­ci. Que­sta doman­da di tra­sfor­ma­zio­ne che si scon­tra con una for­te azio­ne repres­si­va por­ta­ta avan­ti dai diver­si cor­pi del coman­do capi­ta­li­sta con l’appoggio del­le squa­dre neo­fa­sci­ste del Movi­men­to Socia­le Ita­lia­no attor­no cui ruo­ta una galas­sia di grup­pet­ti di pic­chia­to­ri e bom­ba­ro­li nazi­fa­sci­sti.

L’obiettivo di que­sti ulti­mi è chia­ro: da un lato argi­na­re l’onda lun­ga del ’68-’69, del “secon­do bien­nio ros­so” ita­lia­no e spez­za­re quel­la ricom­po­si­zio­ne poli­ti­ca di clas­se, dall’altra par­te si trat­ta di impor­re una svol­ta auto­ri­ta­ria al qua­dro poli­ti­co-socia­le, quel­la che i com­pa­gni di allo­ra chia­ma­no la “fasci­stiz­za­zio­ne del­lo Sta­to”.

Sia­mo in pre­sen­za del dispie­gar­si del­la “stra­te­gia del­la ten­sio­ne”, mes­sa in atto a par­ti­re dal­le bom­be del 12 dicem­bre, dall’attentato di Piaz­za Fon­ta­na sul fini­re dell’”autunno cal­do” a cui seguo­no una miria­de di pestag­gi, inti­mi­da­zio­ni, minac­ce, vio­len­ze dif­fu­se.

È il dispe­ra­to ten­ta­ti­vo di costrin­ge­re sul­la difen­si­va l’azione col­let­ti­va che sta con­qui­stan­do spa­zi di con­tro­po­te­re den­tro le fab­bri­che, nel­le scuo­le, nei quar­tie­ri, di impor­re un ter­re­no arre­tra­to rispet­to agli obiet­ti­vi dell’egualitarismo, del­la riap­pro­pria­zio­ne del­la ric­chez­za socia­le, del­la costru­zio­ne di nuo­ve for­me di par­te­ci­pa­zio­ne e di deci­sio­ne.

Mario Lupo, non anco­ra ven­ten­ne, è par­te del pro­le­ta­ria­to migran­te del perio­do; pri­mo­ge­ni­to di cin­que figli emi­gra con la fami­glia dal­la Sici­lia, pri­ma in Ger­ma­nia per poi sta­bi­lir­si a Par­ma dove tro­va lavo­ro come pia­strel­li­sta. La sua è una “mor­te annun­cia­ta”. Più vol­te minac­cia­to, aggre­di­to un mese pri­ma, insul­ta­to ed aggre­di­to nel pome­rig­gio stes­so da squa­dri­sti del Msi (sim­pa­tiz­zan­ti di Ordi­ne Nuo­vo, i con­fi­ni fra desta par­la­men­ta­re ed extra­par­la­men­ta­re sono mol­to tenui) che lo assas­si­ne­ran­no nel­la sera­ta all’uscita dell’allora Cine­ma Roma in via Tana­ra.

Par­ma è un “inve­sti­men­to poli­ti­co” del neo­fa­sci­smo ita­lia­no; fin dal ’68 è con­si­de­ra­ta un labo­ra­to­rio poli­ti­co dal­la destra neo­fa­sci­sta. Gover­na­ta dal­la Libe­ra­zio­ne da “giun­te ros­se” e con un for­te tes­su­to socia­le anti­fa­sci­sta, Par­ma vie­ne scel­ta per spe­ri­men­ta­re le rea­zio­ni dei com­pa­gni alle pro­vo­ca­zio­ni e alle aggres­sio­ni, per que­sto ha un pre­ci­so soste­gno dal­le strut­tu­re neo­fa­sci­ste ester­ne alla cit­tà. Inol­tre la sua col­lo­ca­zio­ne geo­gra­fi­ca con­sen­te faci­li e rapi­di col­le­ga­men­ti con le altre loca­li­tà del Nord. Par­ma è poi una cit­tà con un valo­re sim­bo­li­co note­vo­le: qui nell’agosto del ’22 poche cen­ti­na­ia di Ardi­ti del Popo­lo nei quar­tie­ri dell’Oltretorrente sono pro­ta­go­ni­sti di una resi­sten­za che costrin­ge miglia­ia di cami­cie nere, agli ordi­ni di Bal­bo e Fari­nac­ci, a riti­rar­si.

Lo stes­so gior­na­le di Lot­ta Con­ti­nua, quan­do diven­ta quo­ti­dia­no (l’11 apri­le del 1972), pone nel­la testa­ta una foto del­le bar­ri­ca­te par­men­si del 1922.

Nel 1922, in occa­sio­ne del­lo scio­pe­ro gene­ra­le, dichia­ra­to per il 1° di ago­sto, l’ondata di vio­len­ze fasci­ste è pre­ce­du­ta da un discor­so di Mus­so­li­ni in par­la­men­to:

“Il Par­ti­to Nazio­na­le Fasci­sta con­ce­de quarant’otto ore di tem­po allo sta­to per­ché dia pro­va del­la sua auto­ri­tà. Tra­scor­so tale ter­mi­ne, i fasci­sti riven­di­ca­no la pie­na liber­tà per impe­di­re, con ogni mez­zo, lo scio­pe­ro gene­ra­le”.

Nel 1972, pri­ma di ago­sto, il “Fuci­la­to­re” repub­bli­chi­no, Gior­gio Almi­ran­te, segre­ta­rio del Msi, in un comi­zio a Firen­ze dichia­ra che, qua­lo­ra non inter­ven­ga lo Sta­to, i gio­va­ni del suo par­ti­to sono pron­ti “allo scon­tro fron­ta­le con i comu­ni­sti”. L’analogia, a 50 anni di distan­za, è evi­den­te.

Lot­ta Con­ti­nua quo­ti­dia­no non esi­ta a col­le­ga­re la vio­len­za squa­dri­sta di Par­ma con il gover­no Andreot­ti, che non rifiu­ta l’appoggio del Msi:

“Con la coper­tu­ra di Andreot­ti su man­da­to di Almi­ran­te, i fasci­sti ammaz­za­no vigliac­ca­men­te. L’assassinio di Par­ma non può esse­re adde­bi­ta­to solo al grup­pet­to di delin­quen­ti che lo ha ese­gui­to.

Né la respon­sa­bi­li­tà del boia Almi­ran­te può esse­re indi­ca­ta solo come com­pli­ci­tà mora­le (…) si trat­ta sen­za pos­si­bi­li­tà di dub­bio dell’esecuzione di un pro­gram­ma cri­mi­na­le che Almi­ran­te pro­po­ne e dal qua­le Andreot­ti tie­ne bor­do­ne”.

Lot­ta Con­ti­nua ha una pre­sen­za radi­ca­ta nel­la cit­ta­di­na emi­lia­na ed è in pri­ma linea nel con­tra­sto allo squa­dri­smo attra­ver­so l’antifascismo mili­tan­te. Nel­la sua pra­ti­ca di vigi­lan­za e con­tro­in­for­ma­zio­ne pre­di­spo­ne, pochi mesi pri­ma dell’assassinio di Mario Lupo, un dos­sier che pun­tual­men­te denun­cia la rete orga­niz­za­ti­va neo­fa­sci­sta nel­la cit­tà, le aggres­sio­ni dal ’68 al ’72, il flus­so di mili­tan­ti di destra ver­so Par­ma, i finan­zia­men­ti, anche da par­te di came­ra­ti stra­nie­ri.

Il 26 ago­sto si tie­ne un comi­zio uni­ta­rio di tut­te le for­ze anti­fa­sci­ste. Una gros­sa rispo­sta vie­ne orga­niz­za­ta dal­le for­ze del­la sini­stra rivo­lu­zio­na­ria per dome­ni­ca 27 ago­sto, miglia­ia di com­pa­gni sfi­la­no in cor­teo per la cit­tà, si diri­go­no vero la sede del Movi­men­to Socia­le e la distrug­go­no, con­clu­den­do il cor­teo di fron­te alla casa di Gui­do Picel­li, la gui­da degli Ardi­ti del Popo­lo nell’agosto del ’22. I fune­ra­li si ten­go­no il lune­dì 28 in una cit­tà bloc­ca­ta dal­lo scio­pe­ro gene­ra­le dichia­ra­to dai sin­da­ca­ti: deci­ne di miglia­ia di per­so­ne si muo­vo­no fra i lati di una fol­la che salu­ta Mario Lupo con pugni chiu­si e ban­die­re ros­se espo­ste alle fine­stre.

Mario Mupo è nel­la nostra memo­ria più radi­ca­ta e pro­fon­da, è par­te del­la nostra sto­ria viva.

Ha vis­su­to per il comu­ni­smo,

È mor­to per il comu­ni­smo!

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