Cinquant’anni fa l’assassinio di Mario Lupo: un giovane partigiano degli anni Settanta

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Sono pas­sa­ti 50 anni da quel­la sera del 25 ago­sto 1972 in cui una squa­dra di neo­fa­sci­sti aggre­dì a Par­ma due com­pa­gni, feren­do­ne gra­ve­men­te uno e col­pen­do a mor­te Mario Lupo, mili­tan­te di Lot­ta Con­ti­nua.

Quest’omicidio va col­lo­ca­to den­tro un con­te­sto gene­ra­le segna­to dal­la pre­sen­za di robu­sti movi­men­ti nel­le fab­bri­che, nel­le scuo­le, nel socia­le, che recla­ma­no radi­ca­li cam­bia­men­ti socia­li e poli­ti­ci. Que­sta doman­da di tra­sfor­ma­zio­ne che si scon­tra con una for­te azio­ne repres­si­va por­ta­ta avan­ti dai diver­si cor­pi del coman­do capi­ta­li­sta con l’appoggio del­le squa­dre neo­fa­sci­ste del Movi­men­to Socia­le Ita­lia­no attor­no cui ruo­ta una galas­sia di grup­pet­ti di pic­chia­to­ri e bom­ba­ro­li nazi­fa­sci­sti.

L’obiettivo di que­sti ulti­mi è chia­ro: da un lato argi­na­re l’onda lun­ga del ’68-’69, del “secon­do bien­nio ros­so” ita­lia­no e spez­za­re quel­la ricom­po­si­zio­ne poli­ti­ca di clas­se, dall’altra par­te si trat­ta di impor­re una svol­ta auto­ri­ta­ria al qua­dro poli­ti­co-socia­le, quel­la che i com­pa­gni di allo­ra chia­ma­no la “fasci­stiz­za­zio­ne del­lo Sta­to”.

Sia­mo in pre­sen­za del dispie­gar­si del­la “stra­te­gia del­la ten­sio­ne”, mes­sa in atto a par­ti­re dal­le bom­be del 12 dicem­bre, dall’attentato di Piaz­za Fon­ta­na sul fini­re dell’”autunno cal­do” a cui seguo­no una miria­de di pestag­gi, inti­mi­da­zio­ni, minac­ce, vio­len­ze dif­fu­se.

È il dispe­ra­to ten­ta­ti­vo di costrin­ge­re sul­la difen­si­va l’azione col­let­ti­va che sta con­qui­stan­do spa­zi di con­tro­po­te­re den­tro le fab­bri­che, nel­le scuo­le, nei quar­tie­ri, di impor­re un ter­re­no arre­tra­to rispet­to agli obiet­ti­vi dell’egualitarismo, del­la riap­pro­pria­zio­ne del­la ric­chez­za socia­le, del­la costru­zio­ne di nuo­ve for­me di par­te­ci­pa­zio­ne e di deci­sio­ne.

Mario Lupo, non anco­ra ven­ten­ne, è par­te del pro­le­ta­ria­to migran­te del perio­do; pri­mo­ge­ni­to di cin­que figli emi­gra con la fami­glia dal­la Sici­lia, pri­ma in Ger­ma­nia per poi sta­bi­lir­si a Par­ma dove tro­va lavo­ro come pia­strel­li­sta. La sua è una “mor­te annun­cia­ta”. Più vol­te minac­cia­to, aggre­di­to un mese pri­ma, insul­ta­to ed aggre­di­to nel pome­rig­gio stes­so da squa­dri­sti del Msi (sim­pa­tiz­zan­ti di Ordi­ne Nuo­vo, i con­fi­ni fra desta par­la­men­ta­re ed extra­par­la­men­ta­re sono mol­to tenui) che lo assas­si­ne­ran­no nel­la sera­ta all’uscita dell’allora Cine­ma Roma in via Tana­ra.

Par­ma è un “inve­sti­men­to poli­ti­co” del neo­fa­sci­smo ita­lia­no; fin dal ’68 è con­si­de­ra­ta un labo­ra­to­rio poli­ti­co dal­la destra neo­fa­sci­sta. Gover­na­ta dal­la Libe­ra­zio­ne da “giun­te ros­se” e con un for­te tes­su­to socia­le anti­fa­sci­sta, Par­ma vie­ne scel­ta per spe­ri­men­ta­re le rea­zio­ni dei com­pa­gni alle pro­vo­ca­zio­ni e alle aggres­sio­ni, per que­sto ha un pre­ci­so soste­gno dal­le strut­tu­re neo­fa­sci­ste ester­ne alla cit­tà. Inol­tre la sua col­lo­ca­zio­ne geo­gra­fi­ca con­sen­te faci­li e rapi­di col­le­ga­men­ti con le altre loca­li­tà del Nord. Par­ma è poi una cit­tà con un valo­re sim­bo­li­co note­vo­le: qui nell’agosto del ’22 poche cen­ti­na­ia di Ardi­ti del Popo­lo nei quar­tie­ri dell’Oltretorrente sono pro­ta­go­ni­sti di una resi­sten­za che costrin­ge miglia­ia di cami­cie nere, agli ordi­ni di Bal­bo e Fari­nac­ci, a riti­rar­si.

Lo stes­so gior­na­le di Lot­ta Con­ti­nua, quan­do diven­ta quo­ti­dia­no (l’11 apri­le del 1972), pone nel­la testa­ta una foto del­le bar­ri­ca­te par­men­si del 1922.

Nel 1922, in occa­sio­ne del­lo scio­pe­ro gene­ra­le, dichia­ra­to per il 1° di ago­sto, l’ondata di vio­len­ze fasci­ste è pre­ce­du­ta da un discor­so di Mus­so­li­ni in par­la­men­to:

“Il Par­ti­to Nazio­na­le Fasci­sta con­ce­de quarant’otto ore di tem­po allo sta­to per­ché dia pro­va del­la sua auto­ri­tà. Tra­scor­so tale ter­mi­ne, i fasci­sti riven­di­ca­no la pie­na liber­tà per impe­di­re, con ogni mez­zo, lo scio­pe­ro gene­ra­le”.

Nel 1972, pri­ma di ago­sto, il “Fuci­la­to­re” repub­bli­chi­no, Gior­gio Almi­ran­te, segre­ta­rio del Msi, in un comi­zio a Firen­ze dichia­ra che, qua­lo­ra non inter­ven­ga lo Sta­to, i gio­va­ni del suo par­ti­to sono pron­ti “allo scon­tro fron­ta­le con i comu­ni­sti”. L’analogia, a 50 anni di distan­za, è evi­den­te.

Lot­ta Con­ti­nua quo­ti­dia­no non esi­ta a col­le­ga­re la vio­len­za squa­dri­sta di Par­ma con il gover­no Andreot­ti, che non rifiu­ta l’appoggio del Msi:

“Con la coper­tu­ra di Andreot­ti su man­da­to di Almi­ran­te, i fasci­sti ammaz­za­no vigliac­ca­men­te. L’assassinio di Par­ma non può esse­re adde­bi­ta­to solo al grup­pet­to di delin­quen­ti che lo ha ese­gui­to.

Né la respon­sa­bi­li­tà del boia Almi­ran­te può esse­re indi­ca­ta solo come com­pli­ci­tà mora­le (…) si trat­ta sen­za pos­si­bi­li­tà di dub­bio dell’esecuzione di un pro­gram­ma cri­mi­na­le che Almi­ran­te pro­po­ne e dal qua­le Andreot­ti tie­ne bor­do­ne”.

Lot­ta Con­ti­nua ha una pre­sen­za radi­ca­ta nel­la cit­ta­di­na emi­lia­na ed è in pri­ma linea nel con­tra­sto allo squa­dri­smo attra­ver­so l’antifascismo mili­tan­te. Nel­la sua pra­ti­ca di vigi­lan­za e con­tro­in­for­ma­zio­ne pre­di­spo­ne, pochi mesi pri­ma dell’assassinio di Mario Lupo, un dos­sier che pun­tual­men­te denun­cia la rete orga­niz­za­ti­va neo­fa­sci­sta nel­la cit­tà, le aggres­sio­ni dal ’68 al ’72, il flus­so di mili­tan­ti di destra ver­so Par­ma, i finan­zia­men­ti, anche da par­te di came­ra­ti stra­nie­ri.

Il 26 ago­sto si tie­ne un comi­zio uni­ta­rio di tut­te le for­ze anti­fa­sci­ste. Una gros­sa rispo­sta vie­ne orga­niz­za­ta dal­le for­ze del­la sini­stra rivo­lu­zio­na­ria per dome­ni­ca 27 ago­sto, miglia­ia di com­pa­gni sfi­la­no in cor­teo per la cit­tà, si diri­go­no vero la sede del Movi­men­to Socia­le e la distrug­go­no, con­clu­den­do il cor­teo di fron­te alla casa di Gui­do Picel­li, la gui­da degli Ardi­ti del Popo­lo nell’agosto del ’22. I fune­ra­li si ten­go­no il lune­dì 28 in una cit­tà bloc­ca­ta dal­lo scio­pe­ro gene­ra­le dichia­ra­to dai sin­da­ca­ti: deci­ne di miglia­ia di per­so­ne si muo­vo­no fra i lati di una fol­la che salu­ta Mario Lupo con pugni chiu­si e ban­die­re ros­se espo­ste alle fine­stre.

Mario Mupo è nel­la nostra memo­ria più radi­ca­ta e pro­fon­da, è par­te del­la nostra sto­ria viva.

Ha vis­su­to per il comu­ni­smo,

È mor­to per il comu­ni­smo!

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