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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Decreti sicurezza: arrivano le multe a chi sciopera.

multe

Passato il Governo Conte sono rimasti i decreti-legge approvati tra i quali il Pacchetto sicurezza. Non è la prima volta che le smemorate opposizioni, salite al potere, dimenticano i buoni propositi e anche la peggior legge approvata non viene abrogata, è già accaduto con le norme emergenziali negli anni Settanta e Ottanta, la storia si ripete con i due decreti sicurezza.
Due decreti in perfetta continuità e soprattutto con un precedente pericoloso rappresentato dalle normative sul degrado di Minniti sulla sicurezza urbana e dallo stravolgimento operato del Testo unico sugli enti locali con i superpoteri affidati ai sindaci.

Ma restiamo all'argomento di cronaca con gli operai del Si Cobas di Prato raggiunti da sanzioni per migliaia di euro a seguito dello sciopero di questa estate.

Agli operai e al Si cobas va la nostra solidarietà ma non prima di avere riflettuto su alcuni fatti

  • Il decreto sicurezza non interviene solo in materia di porti e immigrazione, intere parti sono dedicate alla repressione delle piazze e di questo non si è mai parlato abbastanza soprattutto tra quanti sono sensibili solo agli aspetti umanitari. Ad esempio sono inasprite le pene per reati di piazza commessi nel corso di manifestazioni, il reato di interruzione di pubblico servizio prevede la pena fino a due anni, se poi una manifestazione degenera in scontri è facile venire accusati di devastazione e saccheggio con pene da 5 anni (prima andavano da 6 mesi a 3 anni)
  • Il codice penale già prevedeva sanzioni "robuste", come le definiscono in gergo giuridico, ma si sono volute inasprire pene e sanzioni venendo meno perfino a quel principio di proporzionalità della pena prevista dalla Costituzione e dal codice. L'obiettivo di questi decreti era allora ben più ambizioso e sottovalutato dai più: riscrivere i codici per affermare uno stato sempre meno democratico e sempre più repressivo
  • Il blocco stradale torna ad essere un reato penale severamente sanzionato dalla revisione del codice.
  • Si sono introdotti i daspo di piazza che colpiscono attivisti sindacali e sociali insieme ai fogli di via per allontanare gli stessi dal territorio dove agiscono sindacalmente e politicamente
  • Se la violazione delle normative ristrettive in materia di sciopero determinava sanzioni pecuniarie a carico del sindacato e dei lavoratori, oltre alle denunce per interruzione di pubblico servizio, oggi le stesse sanzioni vengono comminate agli operai di Prato e di tante altre realtà applicando proprio il decreto sicurezza. 

Se qualcuno avesse avuto dubbi in merito ai molteplici obiettivi delle normative volute dall'allora Ministro degli Interni (e votate anche da chi oggi sta al Governo come il Movimento 5 Stelle), le sanzioni pecuniarie ai danni dei lavoratori cancellano ogni dubbio e dimostrano che la natura repressiva di determinate leggi ha come finalità quella di prevenire e colpire le forme di lotta più radicali della forza lavoro. Chi invoca oggi la Francia come esempio di radicalità sindacale dovrebbe prima chiedersi per quale ragione oggi in Italia esistono le normative meno garantiste e democratiche in materia di sciopero e libertà sindacale. Le ragioni sono le stesse che hanno portato all'amnesia su contenuti e obiettivi del Pacchetto Sicurezza. Queste leggi non vanno ripensate, vanno solo abolite altrimenti non si creeranno le condizioni per affermare concretamente diritti come quelli a manifestare in difesa dei posti di lavoro e per condizioni di vita dignitose

Federico Giusti – Pisa

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