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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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A 22 anni dalla Guerra nei Balcani: un orrore che l'occidente e l'Italia continuano a nascondere

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Sono trascorsi 22 anni dalla Guerra nei Balcani e tra pochi giorni ricorrerà l'anniversario dei primi bombardamenti contro Belgrado.
Si è persa memoria, da tempo, di questa triste pagina della storia europea, la guerra nei Balcani è stata presto dimenticata archiviandola come conflitto interetnico per occultare le responsabilità occidentali nello smembramento della ex Jugoslavia attraverso l'esplosione di nazionalismi sanguinari. E, se a scrivere la storia sono sempre i vincitori, sul banco degli imputati non troviamo i nazionalisti del Kosovo, le milizie islamiche provenienti dall'Afganistan e successivamente protagoniste nel califfato, milizie che combattevano allora dalla parte dell'Occidente in funzione antiserba.

Senza cadere nel ginepraio di un conflitto sul quale l'oblio occidentale ha calato un vergognoso silenzio, possiamo riflettere sulle conseguenze di quella guerra?

Poco o nulla sappiamo dei danni ambientali provati dai bombardamenti, dell'inquinamento e dalla contaminazione dei territori.

Intere aree un tempo agricole o dedite alla pastorizia sono state oggetto di rapide industrializzazioni o cementificate, le multinazionali occidentali hanno messo solide radici nei vari paesi nati dalla disgregazione della ex Jugoslavia. E in alcune nazioni, ad esempio la Croazia, gli eroi nazionali non sono più i partigiani di Tito che combatterono contro l'occupante nazi fascista, ma i collaborazionisti Ustascia.

In alcuni paesi è stata riscritta la storia novecentesca, i partigiani antinazisti sono diventati i responsabili di eccidi commessi invece dall'occupante. Da qui nasce quel revisionismo storico che necessita di riscrivere il passato per giustificare le scelte politiche del presente.

Il revisionismo storico è funzionale alla legittimazione delle nuove entità nazionali e alla loro presenza ai tavoli delle potenze vincitrici salvo poi scoprire che nel Pantheon degli eroi nazionali ritroviamo esponenti di regimi legati al nazi fascismo.

Gli Stati Uniti, attraverso la Nato, hanno installato decine di basi militari nell’Europa Orientale e nei Balcani all'indomani della guerra contro la Jugoslavia (Serbia-Montenegro). Dopo la occupazione militare sono arrivati gli affari sull'onda delle politiche di austerità neoliberiste.

La svendita dei porti e dei sistemi pubblici in Grecia è stata funzionale agli interessi delle potenze occidentali, analogo discorso andrebbe fatto per altri paesi costretti a subire i ricatti del Fondo Monetario per ricevere prestiti onerosi la cui merce di scambio era costituita dalle privatizzazioni e dall'apertura dei mercati interni.

Negli ultimi 15 anni abbiamo compreso bene le ragioni del conflitto in Jugoslavia, a sinistra non se ne parla mentre negli ambienti padronali e militari la verità viene a galla.

Senza cadere nell'ideologia o in facili, e deprecabili, semplificazioni. possiamo asserire, senza timore di smentita, che lo smembramento della ex Jugoslavia non ha fatto la fortuna solo della Nato oggi estesa in tutta l'area ma delle multinazionali occidentali che possono controllare il flusso delle materie energetiche provenienti dal Caspio e dal Golfo Persico. Decine di corridoi vedono protagoniste multinazionali occidentali che oggi devono guardarsi le spalle dall'invadenza turca e dalle sue alleanze variabili, dal protagonismo del Sultano che può, sotto l'egida Nato, addentrarsi nel conflitto libico o bombardare deliberatamente le aree controllate dai Kurdi e così facendo favorire le milizie islamiche di quello che fu il califfato.

Si può essere paese interno alla Nato e perseguire politiche regionali che all'apparenza siano contrarie agli interessi occidentali, il caso Turco sembra essere in tale senso paradigmatico. Ma nulla potrà il Sultano laddove le sue mire locali si scontrano con i supremi interessi delle multinazionali occidentali.

In questi mesi, nell'area balcanica, si sta combattendo una guerra commerciale sulle nuove rotte dei gas e del petrolio, in ballo interessi fondamentali per Francia, Usa e Italia presenti con le loro multinazionali che si sono accaparrate il controllo di innumerevoli società locali dalla Grecia alla Croazia, dalla Bulgaria ai paesi dell'ex blocco Urss.

E in questa area si combatte anche il conflitto per la fornitura dei Gas, tutto attraversa quello che fu un tempo il territorio della ex Jugoslavia.

Alla luce di questi fatti è forse più chiaro il motivo reale della Guerra nei Balcani?

Federico Giusti da: controlacrisi.org

 

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