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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Una nuova base militare: intervista al No Camp Darby pisano

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Dopo la manifestazione di marzo viene annunciato un nuovo appuntamento alla base militare di Camp Darby

La manifestazione si terrà il 23 aprile e abbiamo lanciato la parola d'ordine per una nuova liberazione nazionale dalle servitù e dalla militarizzazione dei territori.

In verità ci sono state a marzo due manifestazioni, una all'aeroporto militare e una a quello civile, la prima promossa da voi e la seconda da Potere al Popolo con l'adesione di tante forze

Sui social, sulla stampa leggiamo di gruppi, liste civiche, sindacati e partiti che rivendicano primogeniture sul movimento contro la guerra attribuendosi meriti e percorsi di vario genere: “siamo stati noi a denunciare il progetto di Coltano, siamo stati noi a denunciare la partenza di armi dall'aeroporto di Pisa”. Ma attribuirsi meriti vuol dire far crescere il movimento contro la guerra?

 Niente di nuovo sotto il cielo, le elezioni politiche sono lontane ma siamo abituati a campagne elettorale permanenti, è iniziata una corsa sfrenata, ma occulta per coalizioni, alleanze e candidati in divenire.

Il potere logora chi non lo ha ci verrebbe da dire, una lunga campagna elettorale dietro a ogni iniziativa intrapresa, si cerca di accreditarsi in ambito sociale e politico come l'alternativa alla Giunta Conti e il tema della guerra, o della casa, diventa un ambito privilegiato. E una campagna elettorale parallela, fuori dalle istituzioni, viene anche condotta da settori di movimento che a partire da corrette istanze sociali pensano di dettare la linea giusta per costruire l'opposizione politica.

Esistono problematiche di grande rilevanza sociale sottovalutate a livello mediatico e anche a sinistra, parliamo dell'emergenza abitativa che poi si intreccia alle politiche sociali e urbanistiche del Comune, centinaia di palazzi murati quando 170 famiglie (basta vedere quanto scrive la Rete Antisfratto pisana) stanno per essere sfrattate con la forza pubblica.

Urge creare le condizioni favorevoli perché in città cresca un movimento indipendente che sappia interloquire con la politica in piena autonomia senza diventare mosca cocchiera di qualche schieramento. Anche l'unità innaturale creatasi attorno alla guerra si sfalderà presto al momento di costruire liste elettorali, ci saranno veti incrociati, liste contrapposte per guadagnare consensi da prefisso telefonico?

Scenari consueti che scaturiscono dalla continua ricerca di primogeniture che alla fine diventano poco attrattive e lontane anni luce dal sentire comune della cittadinanza.

La questione della guerra diventa dirimente per comprendere queste dinamiche, a Pisa ci sono due percorsi paralleli, uno promosso da No Camp Darby e uno che vede una eterogeneità di forze, parlamentari, associative, di movimento, studentesche, ciascuno con le proprie bandiere e identità.

Ma per quale ragione questi due percorsi non si uniscono?

Le risposte sono molteplici: 

Il No camp Darby parla esplicitamente dell'opposizione alla Nato e punta il dito contro la informazione mainstream, critica la gestione pandemica e la mette in relazione, attraverso lo stato di emergenza permanente, con la guerra;

Dentro No camp Darby operano anche i no green pass invisi a buona parte della sinistra, anche antagonista che su questo tema è stata silente; 

No Camp Darby non è funzionale a schieramenti politici o a liste civiche, a partiti (talvolta microscopici e fuori dai contesti sociali), può collaborare su singoli temi ma non intende tirare la volata a chi utilizzerà il consenso in chiave elettorale (e non è una colpa almeno dentro un ragionamento laico);

Ci sono vertenze ignorate da buona parte dello schieramento alternativo, ad esempio il licenziamento di Simone alla Worsp che viene sistematicamente ignorato anche da chi rivendica lo slogan: se toccano uno, toccano tutti\e.

No Camp Darby punta direttamente il dito contro la militarizzazione del territorio che parte dal grande hub all'aeroporto militare di Pisa per proseguire attraverso l'ampliamento della base Usa e Nato di Camp Darby fino a Coltano.

Una parte del centro sinistra ha già detto di volere spostare la base da Coltano alle porte della città, ad Ospedaletto, dove potrebbe nascere una cittadella militare magari al posto dei capannoni abbandonati, dei complessi edilizi e dei cantieri abbandonati da almeno un decennio.  Ospedaletto dimostra il fallimento di una idea della città che pensava di stabilire in quell'area le attività produttive molte delle quali sono state delocalizzate altrove. Sempre a Ospedaletto c'è un ex inceneritore con aree da bonificare sul quale esiste un contenzioso giuridico che potrebbe costare ai cittadini pisani cospicue somme di denaro;

Una parte del centro sinistra è salita sul carro della opposizione alla base di Coltano quando non ha mosso un dito contro la militarizzazione del territorio e tace sulla presenza di militari nelle scuole e sul finanziamento delle industrie di armi all'Ateneo dove magari ci sono docenti silenti della loro area politica;

Le mobilitazioni contro la guerra diventano anche strumento di propaganda sindacale per accreditare qualche sindacato come referente della lotta alla guerra quando al suo interno gran parte degli iscritti su questo argomento è silente se non proprio lontano anni luce. Il sindacalismo di base, ma non Usb, ha lanciato lo sciopero generale contro la guerra per il 20 maggio, non sarà facile costruirlo nei luoghi di lavoro ma è un impegno a cui non sottrarsi.

Perché il mondo del lavoro non si mobilita contro la guerra?

Nel mondo del lavoro c'è un grande disinteresse verso le problematiche della guerra al contrario di quanto accadeva 20 anni fa. Anni di informazione mainstream hanno cancellato punti di vista critici e coscienze, eppure quando le condizioni di lavoro arretrano, quando si perde potere di acquisto e di contrattazione, quando i salari e le pensioni diventano sempre più basse il movimento dei lavoratori diventa talmente debole da vedersi scippati diritti e tutele collettive e viene inglobato nei vari nazionalismi e negli stessi progetti di riarmo.

Se vogliamo costruire un movimento contro la guerra in città bisogna avere onestà intellettuale e consapevolezza anche dei nostri limiti, non cercare alleanze innaturali, anche se non vengono dichiarate come tali, con chi è stato complice o silente verso la militarizzazione del territorio, con chi dice no all'invio di armi dall'aeroporto civile ma poi si gira dall'altra parte se le armi vengono inviate a 300 metri di distanza, dall'aeroporto militare confinante, con chi nelle università ha ignorato la presenza dei centri di potere legati alle industrie di armi preferendo limitare la propria presenza al ruolo di sindacato studentesco.

E la lotta contro Coltano diventa occasione per qualche satellite del Pd di rifarsi una verginità politica anche se tutti sanno che scenderanno a compromessi per spostare altrove la stessa base.

Sulla natura di questa guerra non si è mai parlato a sufficienza, sembra quasi si voglia ignorare il nesso tra la Bussola europea e la costruzione dell'esercito europeo che avrà anche bisogno di basi militari proprie e non solo Usa e Nato

Il Pd sostiene che questa base non deve essere costruita a Coltano ma spostata ad Ospedaletto...

Abbiamo letto il comunicato del Pd sulla base di Coltano, negli ultimi giorni si fa a gara per salire sul carro degli oppositori, in città hanno fiutato che questa decisione del Governo non è ben accetta e alla fine si potrebbe cantar vittoria spostando altrove la stessa base. Ma la vera e taciuta questione è altra ossia il silenzio assenso del Pd e di tanti settori dell'ambientalismo verso la militarizzazione del territorio che include Camp Darby, l'Hub militare, la presenza di industrie di armi, e le collaborazioni tra università e ricerca da un lato e le stesse dall'altra. 

Va detto con assoluta chiarezza: la base di Coltano scontenta in tanti anche nel centro sinistra, è una occasione per polemizzare con la Giunta Conti, si può vincere questa battaglia spostando di pochi km la base ma senza affrontare il problema di fondo: il rapporto tra settore militare ed industriale, la presenza già massiccia della militarizzazione dei territori che settori del centro sinistra pisano giudicano assolutamente normale e funzionale ad esigenze logistiche 

Il Pd testualmente “ritiene sbagliata la scelta di insediare nel territorio del Parco di San Rossore, Migliarino e Massaciuccoli, a #Coltano, una nuova grande base. #Pisa convive positivamente con una forte presenza militare sul suo territorio, che è parte da sempre della sua identità. Non ci sono, per questo, opposizioni rispetto a iniziative di razionalizzazione e consolidamento di questa presenza, soprattutto se in risposta a esigenze comprensibili di tipo logistico, per la vicinanza con l’aeroporto e con le grandi infrastrutture”.

Il vero problema è quindi rappresentato dalla presenza della base di Coltano dentro la macchia mediterranea ma qualcuno dovrebbe spiegare perché il medesimo discorso non valga per Camp Darby e non lo chiediamo solo al Pd ma all'associazionismo ambientalista che ad esempio dovrebbe essere assai preoccupato per il rigassificatore e i suoi impatti ambientali. 

La decisione di stabilire una base militare a Coltano è stata assunta dal Governo nel gennaio scorso ma il Partito Democratico di Pisa tace la questione e “chiede al Comune e al sindaco Conti, incomprensibilmente assenti dalla discussione pubblica, di prendere una posizione chiara e netta su questa vicenda, difendendo le prerogative degli enti di governo del territorio e difendendo l’integrità del Parco”.

Ma in questa vicenda grottesca la decisione di stanziare una nuova base l'ha presa Conti o il ministro del Pd Guerini?

La soluzione non può essere spostare da Coltano a Ospedaletto la sede militare magari per occultare magari il fallimento di un'area industriale oggi con decine di capannoni vuoti, palazzi lasciati metà, aree da bonificare. 

Citiamo testualmente quanto scritto dal Pd “Ricordiamo che negli strumenti urbanistici in vigore esiste già un’area, nella località di Ospedaletto, destinata a questo tipo di insediamento. Spazi dotati di caratteristiche ugualmente idonee, a partire dalla prossimità all’aeroporto e alla grande viabilità”.

Finiamo con la base di Coltano, destinata al Tuscania e ad unità di élites dell'esercito italiano...

Coltano sta dentro il Parco di Migliarino San Rossore e la costruzione della base determinerebbe una cementificazione di 445.189,5 metri cubi in aree da sempre agricole e sottoposte a vincoli ambientali, tanto che perfino L'Ente Parco ha ammesso che nuove volumetrie, nuove edificazioni, con forme di urbanizzazione (di qualsiasi tipo) non sono ammessi.

Molti ambientalisti silenti sul potenziamento di Camp Darby oggi si attivano contro la base di Coltano e il “consumo di suolo”. 

Noi siamo concordi con loro, questa base non si ha da fare ma nemmeno va spostata di pochi km, il problema non è solo ambientale o faunistico ma politico.

A cura della Redazione di Lotta Continua di Pisa

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