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domenica, 13 Ottobre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Sono passati 45 anni dall’assassinio del compagno Francesco. La nostra rabbia è sempre la stessa. La lotta continua!

Fran­ce­sco Lorus­so, un com­pa­gno, un mili­tan­te di Lot­ta Con­ti­nua muo­re a Bolo­gna 45 anni fa, col­pi­to alla schie­na da un appar­te­nen­te alle for­ze del­la repres­sio­ne. E’ sem­pre nei nostri ricor­di.
(da un docu­men­to del 77)

Alle 10, assem­blea di Comu­nio­ne e Libe­ra­zio­ne: cir­ca 400 per­so­ne. Cin­que com­pa­gni di Medi­ci­na, pre­sen­ta­ti­si all’en­tra­ta, ven­go­no mal­me­na­ti e sca­ra­ven­ta­ti fuo­ri dal­l’au­la. La noti­zia si spar­ge nel­l’u­ni­ver­si­tà e accor­ro­no una tren­ti­na di com­pa­gni che ven­go­no dap­pri­ma fron­teg­gia­ti da un cen­ti­na­io di squa­dri­sti ciel­li­ni. L’ag­gres­sio­ne da par­te dei cosid­det­ti “auto­no­mi” con­si­ste nel lan­cio di slo­gan e scam­bi ver­ba­li (ad esem­pio: “Barab­ba libe­ro”, “Seve­so, Seve­so”). Scat­ta la pro­vo­ca­zio­ne pre­or­di­na­ta: i ciel­li­ni si bar­ri­ca­no all’in­ter­no del­l’au­la; uno di loro, d’ac­cor­do con il prof. Cat­ta­neo, che intan­to ave­va inter­pel­la­to il ret­to­re Riz­zo­li, chie­de l’in­ter­ven­to del­la poli­zia e del­l’am­bu­lan­za, pri­ma anco­ra che suc­ce­des­se qual­co­sa.

Nel frat­tem­po, fuo­ri dal­l’I­sti­tu­to di Ana­to­mia, si rag­grup­pa un cen­ti­na­io di com­pa­gni; quel­li rima­sti den­tro, dopo aver cer­ca­to di sfon­da­re la por­ta del­l’au­la, chie­do­no l’in­di­vi­dua­zio­ne dei respon­sa­bi­li del­l’ag­gres­sio­ne, invi­tan­do gli estra­nei al fat­to ad usci­re. Vista l’i­nu­ti­li­tà di que­sti ten­ta­ti­vi, i com­pa­gni si ricon­giun­go­no agli altri che fuo­ri dal­l’i­sti­tu­to di Ana­to­mia lan­cia­va­no slo­gan con­tro CL. Dopo appe­na mez­z’o­ra, arri­va­no poli­zia e cara­bi­nie­ri con cel­lu­la­ri, gip­po­ni e camion, in nume­ro cer­ta­men­te spro­po­si­ta­to. I com­pa­gni esco­no allo­ra dal giar­di­no anti­stan­te l’i­sti­tu­to e si rac­col­go­no sul mar­cia­pie­de nei pres­si del can­cel­lo; un pri­mo grup­po di cara­bi­nie­ri entra e si schie­ra nel giar­di­no, un secon­do grup­po ese­gue la stes­sa mano­vra: sta per entra­re, si sca­ra­ven­ta con­tro i com­pa­gni, man­ga­nel­lan­do­li sen­za alcu­na moti­va­zio­ne.

I com­pa­gni scap­pa­no ver­so Por­ta Zam­bo­ni; par­te la pri­ma sca­ri­ca di can­de­lot­ti. Ritor­nan­do ver­so via Irne­rio, i com­pa­gni ven­go­no bloc­ca­ti da una auto­co­lon­na di PS e cara­bi­nie­ri ed é a que­sto pun­to che un cara­bi­nie­re spa­ra ripe­tu­ta­men­te. Per difen­der­si, vie­ne lan­cia­ta una molo­tov con­tro la jeep, cau­san­do un prin­ci­pio d’in­cen­dio. Poi, in Via Masca­rel­la, un grup­po di com­pa­gni che ritor­na­va ver­so l’u­ni­ver­si­tà incon­tra una colon­na di cara­bi­nie­ri pro­ve­nien­te da Via Irne­rio: a que­sto pun­to il com­pa­gno Fran­ce­sco Lorus­so (mili­tan­te di Lot­ta Con­ti­nua) vie­ne fred­da­men­te ucci­so. Era rima­sto a stu­dia­re fino alle 12,30 e solo allo­ra era sce­so in stra­da. I cara­bi­nie­ri cari­ca­no il grup­po in cui si tro­va Fran­ce­sco e par­to­no le pri­me raf­fi­che di mitra: alcu­ni com­pa­gni scap­pa­no ver­so l’u­ni­ver­si­tà, risa­len­do Via Masca­rel­la. Una pisto­la cali­bro 9 si pun­ta sui com­pa­gni ed esplo­de 6 — 7 col­pi in rapi­da suc­ces­sio­ne: lo spa­ra­to­re (come testi­mo­nia­no i lavo­ra­to­ri del­la Zani­chel­li) indos­sa una divi­sa, sen­za ban­do­lie­ra, e un elmet­to con visie­ra; pren­de la mira con pre­ci­sio­ne, pog­gian­do il brac­cio su di una mac­chi­na. Fran­ce­sco, sen­ten­do i pri­mi col­pi, si vol­ta men­tre cor­re con gli altri e vie­ne col­pi­to tra­sver­sal­men­te. Sul­la spin­ta del­la cor­sa per­cor­re altri 10 metri e cade sul sel­cia­to, sot­to il por­ti­co di Via Masca­rel­la. Quat­tro com­pa­gni lo rac­col­go­no e lo tra­spor­ta­no fino alla libre­ria Il Pic­chio, da dove un’au­toam­bu­lan­za lo por­ta all’o­spe­da­le. Fran­ce­sco vi giun­ge mor­to.

Nel frat­tem­po, la poli­zia dopo aver disper­so i com­pa­gni in Via Irne­rio, si riti­ra in que­stu­ra. La voce che un com­pa­gno è sta­to ucci­so si spar­ge rapi­da­men­te. Radio Ali­ce ne dà la noti­zia ver­so le 13,30. Da allo­ra in poi nel­la zona uni­ver­si­ta­ria è un con­ti­nuo flui­re di com­pa­gni. Tut­ti gli stru­men­ti di infor­ma­zio­ne che il movi­men­to pos­sie­de sono in fun­zio­ne, dal­le paro­le alla radio. All’in­cre­du­li­tà e al diso­rien­ta­men­to si sovrap­pon­go­no il dolo­re e la rab­bia. L’u­ni­ver­si­tà si orga­niz­za per evi­ta­re nuo­ve pro­vo­ca­zio­ni del­la poli­zia, ven­go­no chiu­se tut­te le vie d’ac­ces­so, ogni facol­tà si riu­ni­sce e dal­le assem­blee improv­vi­sa­te (tut­te le aule, la men­sa, ogni spa­zio è riem­pi­to dai com­pa­gni che si orga­niz­za­no) emer­ge con chia­rez­za che l’as­sas­si­nio di Fran­ce­sco è tut­to tran­ne un “inci­den­te”. Ven­go­no fat­te tele­fo­na­te ai vari CdF e si man­da una dele­ga­zio­ne alla Came­ra del Lavo­ro per chie­de­re l’a­de­sio­ne al cor­teo. La rab­bia e il dolo­re si fan­no cre­scen­ti e la mag­gio­ran­za dei com­pa­gni indi­vi­dua gli obiet­ti­vi e le rispo­ste che il movi­men­to vuo­le dare. La libre­ria di CL, Ter­ra Pro­mes­sa, ridi­ven­ta per la ter­za vol­ta “ter­ra bru­cia­ta”.

Fini­te le assem­blee si orga­niz­za­no i ser­vi­zi d’or­di­ne allo sco­po di garan­ti­re l’au­to­di­fe­sa del cor­teo e da tut­te le par­ti si gri­da che l’o­biet­ti­vo poli­ti­co da col­pi­re é la DC. Si par­te con un’im­po­nen­te mani­fe­sta­zio­ne di 8.000 com­pa­gni. Sono le 17,30. Il cor­teo è in Via Riz­zo­li: alcu­ni com­pa­gni se ne stac­ca­no e infran­go­no le vetri­ne del­la via cen­tra­le. In Piaz­za Mag­gio­re il cor­teo sfi­la, rac­co­glien­do i com­pa­gni rima­sti, men­tre un grup­po di ade­ren­ti al PCI si rac­co­glie attor­no al Sacra­rio dei Cadu­ti; l’at­te­sa par­te­ci­pa­zio­ne dei con­si­gli di fab­bri­ca veni­va meno. Il cor­teo si diri­ge in Via Ugo Bas­si, dove altre vetri­ne ven­go­no infran­te.

Nei pres­si del­la sede del­la DC, la poli­zia si scon­tra con la testa del cor­teo che rie­sce ad evi­tar­ne l’ir­ru­zio­ne nel cor­teo stes­so. Intan­to, la coda si scio­glie e si disper­de nel­le stra­di­ne late­ra­li. Un pri­mo tron­co­ne si ricom­po­ne in Via Indi­pen­den­za e si diri­ge alla sta­zio­ne FS, occu­pan­do i pri­mi bina­ri. L’al­tra par­te si ricom­po­ne in Piaz­za Mag­gio­re e si immet­te in Via Indi­pen­den­za dove appren­de la noti­zia del­l’oc­cu­pa­zio­ne del­la sta­zio­ne. Qui intan­to ini­zia­no gli scon­tri, la poli­zia entra nel­l’a­trio prin­ci­pa­le, spa­ran­do can­de­lot­ti; i com­pa­gni rispon­do­no, riu­scen­do così ad allon­ta­nar­si da un’u­sci­ta late­ra­le. Il resto del cor­teo é nel frat­tem­po arri­va­to nel­la zona uni­ver­si­ta­ria, dove ci si riu­ni­sce in assem­blea, per una valu­ta­zio­ne del­la gior­na­ta e per orga­niz­za­re il viag­gio a Roma del­l’in­do­ma­ni; nel frat­tem­po vie­ne “aper­to” il risto­ran­te di lus­so il Can­tun­zein e cen­ti­na­ia di com­pa­gni pos­so­no sfa­mar­si. L’as­sem­blea, ini­zia­ta nel­l’au­la magna di Let­te­re, per l’e­nor­me afflus­so di gen­te vie­ne tra­sfe­ri­ta al cine­ma Odeon. Nei pres­si del cine­ma, un com­pa­gno vie­ne seque­stra­to da agen­ti in bor­ghe­se, armi in pugno e tra­spor­ta­to via su un’au­to con tar­ga civi­le. Nel­la not­te ven­go­no effet­tua­ti nume­ro­si arre­sti e per­qui­si­zio­ni domi­ci­lia­ri.

Nel tar­do pome­rig­gio le fede­ra­zio­ni bolo­gne­si del Pci e del­la Fgci distri­bui­sco­no un volan­ti­no: “… Una nuo­va gra­ve pro­vo­ca­zio­ne è sta­ta mes­sa in atto oggi a Bolo­gna. Essa ha pre­so il via da un’i­nam­mis­si­bi­le deci­sio­ne di un grup­po del­la cosid­det­ta Auto­no­mia di impe­di­re l’as­sem­blea di CL e da gra­vi inter­ven­ti da par­te del­le for­ze di poli­zia. Di fron­te a una situa­zio­ne di ten­sio­ne nel­la qua­le anco­ra una vol­ta é emer­so il ruo­lo di inti­mi­da­zio­ne e di pro­vo­ca­zio­ne dei grup­pi neo-squa­dri­sti­ci, si é inter­ve­nu­to con l’u­so di armi da fuo­co da par­te di agen­ti di PS e dei cara­bi­nie­ri… dev’es­se­re iso­la­ta e bat­tu­ta la logi­ca del­la pro­vo­ca­zio­ne e del­la vio­len­za che più che mai è al ser­vi­zio del­la rea­zio­ne. Da tem­po nel­la nostra cit­tà ristret­ti grup­pi di pro­vo­ca­to­ri, ben indi­vi­dua­ti, han­no agi­to all’in­ter­no di que­sta pre­ci­sa logi­ca”.

(dal docu­men­to del Col­let­ti­vo di con­tro­in­for­ma­zio­ne del movi­men­to del 12/3/1977)

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