Sono passati 45 anni dall’assassinio del compagno Francesco. La nostra rabbia è sempre la stessa. La lotta continua!

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Fran­ce­sco Lorus­so, un com­pa­gno, un mili­tan­te di Lot­ta Con­ti­nua muo­re a Bolo­gna 45 anni fa, col­pi­to alla schie­na da un appar­te­nen­te alle for­ze del­la repres­sio­ne. E’ sem­pre nei nostri ricor­di.
(da un docu­men­to del 77)

Alle 10, assem­blea di Comu­nio­ne e Libe­ra­zio­ne: cir­ca 400 per­so­ne. Cin­que com­pa­gni di Medi­ci­na, pre­sen­ta­ti­si all’en­tra­ta, ven­go­no mal­me­na­ti e sca­ra­ven­ta­ti fuo­ri dal­l’au­la. La noti­zia si spar­ge nel­l’u­ni­ver­si­tà e accor­ro­no una tren­ti­na di com­pa­gni che ven­go­no dap­pri­ma fron­teg­gia­ti da un cen­ti­na­io di squa­dri­sti ciel­li­ni. L’ag­gres­sio­ne da par­te dei cosid­det­ti “auto­no­mi” con­si­ste nel lan­cio di slo­gan e scam­bi ver­ba­li (ad esem­pio: “Barab­ba libe­ro”, “Seve­so, Seve­so”). Scat­ta la pro­vo­ca­zio­ne pre­or­di­na­ta: i ciel­li­ni si bar­ri­ca­no all’in­ter­no del­l’au­la; uno di loro, d’ac­cor­do con il prof. Cat­ta­neo, che intan­to ave­va inter­pel­la­to il ret­to­re Riz­zo­li, chie­de l’in­ter­ven­to del­la poli­zia e del­l’am­bu­lan­za, pri­ma anco­ra che suc­ce­des­se qual­co­sa.

Nel frat­tem­po, fuo­ri dal­l’I­sti­tu­to di Ana­to­mia, si rag­grup­pa un cen­ti­na­io di com­pa­gni; quel­li rima­sti den­tro, dopo aver cer­ca­to di sfon­da­re la por­ta del­l’au­la, chie­do­no l’in­di­vi­dua­zio­ne dei respon­sa­bi­li del­l’ag­gres­sio­ne, invi­tan­do gli estra­nei al fat­to ad usci­re. Vista l’i­nu­ti­li­tà di que­sti ten­ta­ti­vi, i com­pa­gni si ricon­giun­go­no agli altri che fuo­ri dal­l’i­sti­tu­to di Ana­to­mia lan­cia­va­no slo­gan con­tro CL. Dopo appe­na mez­z’o­ra, arri­va­no poli­zia e cara­bi­nie­ri con cel­lu­la­ri, gip­po­ni e camion, in nume­ro cer­ta­men­te spro­po­si­ta­to. I com­pa­gni esco­no allo­ra dal giar­di­no anti­stan­te l’i­sti­tu­to e si rac­col­go­no sul mar­cia­pie­de nei pres­si del can­cel­lo; un pri­mo grup­po di cara­bi­nie­ri entra e si schie­ra nel giar­di­no, un secon­do grup­po ese­gue la stes­sa mano­vra: sta per entra­re, si sca­ra­ven­ta con­tro i com­pa­gni, man­ga­nel­lan­do­li sen­za alcu­na moti­va­zio­ne.

I com­pa­gni scap­pa­no ver­so Por­ta Zam­bo­ni; par­te la pri­ma sca­ri­ca di can­de­lot­ti. Ritor­nan­do ver­so via Irne­rio, i com­pa­gni ven­go­no bloc­ca­ti da una auto­co­lon­na di PS e cara­bi­nie­ri ed é a que­sto pun­to che un cara­bi­nie­re spa­ra ripe­tu­ta­men­te. Per difen­der­si, vie­ne lan­cia­ta una molo­tov con­tro la jeep, cau­san­do un prin­ci­pio d’in­cen­dio. Poi, in Via Masca­rel­la, un grup­po di com­pa­gni che ritor­na­va ver­so l’u­ni­ver­si­tà incon­tra una colon­na di cara­bi­nie­ri pro­ve­nien­te da Via Irne­rio: a que­sto pun­to il com­pa­gno Fran­ce­sco Lorus­so (mili­tan­te di Lot­ta Con­ti­nua) vie­ne fred­da­men­te ucci­so. Era rima­sto a stu­dia­re fino alle 12,30 e solo allo­ra era sce­so in stra­da. I cara­bi­nie­ri cari­ca­no il grup­po in cui si tro­va Fran­ce­sco e par­to­no le pri­me raf­fi­che di mitra: alcu­ni com­pa­gni scap­pa­no ver­so l’u­ni­ver­si­tà, risa­len­do Via Masca­rel­la. Una pisto­la cali­bro 9 si pun­ta sui com­pa­gni ed esplo­de 6 — 7 col­pi in rapi­da suc­ces­sio­ne: lo spa­ra­to­re (come testi­mo­nia­no i lavo­ra­to­ri del­la Zani­chel­li) indos­sa una divi­sa, sen­za ban­do­lie­ra, e un elmet­to con visie­ra; pren­de la mira con pre­ci­sio­ne, pog­gian­do il brac­cio su di una mac­chi­na. Fran­ce­sco, sen­ten­do i pri­mi col­pi, si vol­ta men­tre cor­re con gli altri e vie­ne col­pi­to tra­sver­sal­men­te. Sul­la spin­ta del­la cor­sa per­cor­re altri 10 metri e cade sul sel­cia­to, sot­to il por­ti­co di Via Masca­rel­la. Quat­tro com­pa­gni lo rac­col­go­no e lo tra­spor­ta­no fino alla libre­ria Il Pic­chio, da dove un’au­toam­bu­lan­za lo por­ta all’o­spe­da­le. Fran­ce­sco vi giun­ge mor­to.

Nel frat­tem­po, la poli­zia dopo aver disper­so i com­pa­gni in Via Irne­rio, si riti­ra in que­stu­ra. La voce che un com­pa­gno è sta­to ucci­so si spar­ge rapi­da­men­te. Radio Ali­ce ne dà la noti­zia ver­so le 13,30. Da allo­ra in poi nel­la zona uni­ver­si­ta­ria è un con­ti­nuo flui­re di com­pa­gni. Tut­ti gli stru­men­ti di infor­ma­zio­ne che il movi­men­to pos­sie­de sono in fun­zio­ne, dal­le paro­le alla radio. All’in­cre­du­li­tà e al diso­rien­ta­men­to si sovrap­pon­go­no il dolo­re e la rab­bia. L’u­ni­ver­si­tà si orga­niz­za per evi­ta­re nuo­ve pro­vo­ca­zio­ni del­la poli­zia, ven­go­no chiu­se tut­te le vie d’ac­ces­so, ogni facol­tà si riu­ni­sce e dal­le assem­blee improv­vi­sa­te (tut­te le aule, la men­sa, ogni spa­zio è riem­pi­to dai com­pa­gni che si orga­niz­za­no) emer­ge con chia­rez­za che l’as­sas­si­nio di Fran­ce­sco è tut­to tran­ne un “inci­den­te”. Ven­go­no fat­te tele­fo­na­te ai vari CdF e si man­da una dele­ga­zio­ne alla Came­ra del Lavo­ro per chie­de­re l’a­de­sio­ne al cor­teo. La rab­bia e il dolo­re si fan­no cre­scen­ti e la mag­gio­ran­za dei com­pa­gni indi­vi­dua gli obiet­ti­vi e le rispo­ste che il movi­men­to vuo­le dare. La libre­ria di CL, Ter­ra Pro­mes­sa, ridi­ven­ta per la ter­za vol­ta “ter­ra bru­cia­ta”.

Fini­te le assem­blee si orga­niz­za­no i ser­vi­zi d’or­di­ne allo sco­po di garan­ti­re l’au­to­di­fe­sa del cor­teo e da tut­te le par­ti si gri­da che l’o­biet­ti­vo poli­ti­co da col­pi­re é la DC. Si par­te con un’im­po­nen­te mani­fe­sta­zio­ne di 8.000 com­pa­gni. Sono le 17,30. Il cor­teo è in Via Riz­zo­li: alcu­ni com­pa­gni se ne stac­ca­no e infran­go­no le vetri­ne del­la via cen­tra­le. In Piaz­za Mag­gio­re il cor­teo sfi­la, rac­co­glien­do i com­pa­gni rima­sti, men­tre un grup­po di ade­ren­ti al PCI si rac­co­glie attor­no al Sacra­rio dei Cadu­ti; l’at­te­sa par­te­ci­pa­zio­ne dei con­si­gli di fab­bri­ca veni­va meno. Il cor­teo si diri­ge in Via Ugo Bas­si, dove altre vetri­ne ven­go­no infran­te.

Nei pres­si del­la sede del­la DC, la poli­zia si scon­tra con la testa del cor­teo che rie­sce ad evi­tar­ne l’ir­ru­zio­ne nel cor­teo stes­so. Intan­to, la coda si scio­glie e si disper­de nel­le stra­di­ne late­ra­li. Un pri­mo tron­co­ne si ricom­po­ne in Via Indi­pen­den­za e si diri­ge alla sta­zio­ne FS, occu­pan­do i pri­mi bina­ri. L’al­tra par­te si ricom­po­ne in Piaz­za Mag­gio­re e si immet­te in Via Indi­pen­den­za dove appren­de la noti­zia del­l’oc­cu­pa­zio­ne del­la sta­zio­ne. Qui intan­to ini­zia­no gli scon­tri, la poli­zia entra nel­l’a­trio prin­ci­pa­le, spa­ran­do can­de­lot­ti; i com­pa­gni rispon­do­no, riu­scen­do così ad allon­ta­nar­si da un’u­sci­ta late­ra­le. Il resto del cor­teo é nel frat­tem­po arri­va­to nel­la zona uni­ver­si­ta­ria, dove ci si riu­ni­sce in assem­blea, per una valu­ta­zio­ne del­la gior­na­ta e per orga­niz­za­re il viag­gio a Roma del­l’in­do­ma­ni; nel frat­tem­po vie­ne “aper­to” il risto­ran­te di lus­so il Can­tun­zein e cen­ti­na­ia di com­pa­gni pos­so­no sfa­mar­si. L’as­sem­blea, ini­zia­ta nel­l’au­la magna di Let­te­re, per l’e­nor­me afflus­so di gen­te vie­ne tra­sfe­ri­ta al cine­ma Odeon. Nei pres­si del cine­ma, un com­pa­gno vie­ne seque­stra­to da agen­ti in bor­ghe­se, armi in pugno e tra­spor­ta­to via su un’au­to con tar­ga civi­le. Nel­la not­te ven­go­no effet­tua­ti nume­ro­si arre­sti e per­qui­si­zio­ni domi­ci­lia­ri.

Nel tar­do pome­rig­gio le fede­ra­zio­ni bolo­gne­si del Pci e del­la Fgci distri­bui­sco­no un volan­ti­no: “… Una nuo­va gra­ve pro­vo­ca­zio­ne è sta­ta mes­sa in atto oggi a Bolo­gna. Essa ha pre­so il via da un’i­nam­mis­si­bi­le deci­sio­ne di un grup­po del­la cosid­det­ta Auto­no­mia di impe­di­re l’as­sem­blea di CL e da gra­vi inter­ven­ti da par­te del­le for­ze di poli­zia. Di fron­te a una situa­zio­ne di ten­sio­ne nel­la qua­le anco­ra una vol­ta é emer­so il ruo­lo di inti­mi­da­zio­ne e di pro­vo­ca­zio­ne dei grup­pi neo-squa­dri­sti­ci, si é inter­ve­nu­to con l’u­so di armi da fuo­co da par­te di agen­ti di PS e dei cara­bi­nie­ri… dev’es­se­re iso­la­ta e bat­tu­ta la logi­ca del­la pro­vo­ca­zio­ne e del­la vio­len­za che più che mai è al ser­vi­zio del­la rea­zio­ne. Da tem­po nel­la nostra cit­tà ristret­ti grup­pi di pro­vo­ca­to­ri, ben indi­vi­dua­ti, han­no agi­to all’in­ter­no di que­sta pre­ci­sa logi­ca”.

(dal docu­men­to del Col­let­ti­vo di con­tro­in­for­ma­zio­ne del movi­men­to del 12/3/1977)

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