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giovedì, 21 Novembre 2024

«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

[K. Marx]

Un altro 15 febbraio di Franco Berardi Bifo

Ven­ti anni fa, il 15 feb­bra­io del 2003, nel­le cit­tà di tut­to il mon­do, da Syd­ney a Lon­dra a Bue­nos Aires sfi­la­ro­no cen­to milio­ni di per­so­ne (chi ha mai potu­to con­tar­le?) per fer­ma­re la guer­ra anglo-ame­ri­ca­na con­tro l’Iraq.

A Roma si vide la più gran­de mani­fe­sta­zio­ne da sem­pre. Il gior­no dopo Tony Blair fece lo spi­ri­to­so. Mi chie­do­no di ascol­ta­re quel­lo che dice il popo­lo, scher­zò quel lugu­bre aguz­zi­no, ma il popo­lo dice tan­te cose diver­se”.

La mag­gio­ran­za del­la popo­la­zio­ne euro­pea era con­tra­ria all’aggressione ame­ri­ca­na con­tro il regi­me di Sad­dam Hus­sein, ma anche quel­la vol­ta i pae­si euro­pei si atten­ne­ro agli ordi­ni del­la Casa Bian­ca. L’orrore del­la guer­ra imper­ver­sò per anni, fin quan­do dall’orrore emer­se lo sta­to isla­mi­co.

La guer­ra ira­che­na get­tò l’intera regio­ne in una con­di­zio­ne di caos inter­mi­na­bi­le. Cin­que­cen­to­mi­la bam­bi­ni ira­che­ni mori­ro­no per effet­to del­le san­zio­ni e dei bom­bar­da­men­ti. L’orrore dila­gò.

Noi che ce ne stia­mo asser­ra­glia­ti nel­la cit­ta­del­la bian­ca l’orrore non dovrem­mo veder­lo, car­tel­lo­ni pub­bli­ci­ta­ri di ogni dimen­sio­ne nascon­do­no lo sfon­do, ma ormai non fun­zio­na più. I car­tel­lo­ni pub­bli­ci­ta­ri casca­no a pez­zi e comin­cia­mo a vede­re l’orizzonte in fiam­me.

Ci sarà acqua nel­la pros­si­ma esta­te nel­la cit­ta­del­la cir­con­da­ta, oppu­re comin­ce­rà a scar­seg­gia­re anche per noi?

Ven­ti anni dopo nes­sun movi­men­to per la pace si è mani­fe­sta­to. Gli euro­pei (tran­ne alcu­ni mani­po­li di esal­ta­ti per lo più demo­cra­ti­ci) non sono affat­to con­ten­ti del­la guer­ra, ma sono depres­si, han­no altro cui pen­sa­re.

Per­ché non c’è sta­to nes­sun movi­men­to di mas­sa con­tro la guer­ra ucrai­na?

La ragio­ne è lapa­lis­sia­na. Il 15 feb­bra­io 2003 fu una lezio­ne fina­le, da quel momen­to sap­pia­mo cos’è la demo­cra­zia libe­ra­le: un ingan­no insul­tan­te.

Per que­sto la mag­gio­ran­za degli euro­pei assi­ste con pau­ra o con indif­fe­ren­za allo spet­ta­co­lo di un comi­co tra­sfor­ma­to in cini­co che tra­sci­na il suo popo­lo ver­so il tra­gi­co per com­pia­ce­re i pro­tet­to­ri ame­ri­ca­ni.

Nes­su­no fia­ta, tran­ne il vec­chio Ber­lu­sco­ni che può dire e fare qual­sia­si cosa tan­to tut­ti cre­do­no che sia rim­bam­bi­to, men­tre per­se­gue il più cini­co (ma anche il più rea­li­sti­co) dei dise­gni.

Per­ché dun­que non c’è nes­sun movi­men­to per la pace?

Per­ché nes­su­no cre­de più che si pos­sa fer­ma­re il deli­rio sui­ci­da del­la clas­se poli­ti­co-mili­ta­re bian­ca (Rus­si, Ame­ri­ca­ni, Euro­pei) in pre­da a furio­sa demen­za seni­le. In effet­ti il deli­rio sui­ci­da non si può fer­ma­re, ma c’è il rischio che nel suo sui­ci­dio la raz­za bian­ca seni­le por­ti a com­pi­men­to la gran­de ter­mi­na­zio­ne di cui si intrav­ve­do­no le linee.

Nel 1965 Lin Biao, capo dell’Armata di libe­ra­zio­ne popo­la­re cine­se, del­fi­no di Mao affet­to (pare) da distur­bi schi­zo­fre­ni­ci, scris­se un arti­co­lo inti­to­la­to Long Life the vic­to­ry of the oppres­sed peo­ple, e morì qual­che anno più tar­di in un inci­den­te aereo miste­rio­so men­tre fug­gi­va ver­so l’Unione Sovie­ti­ca. Ma que­sto non è affar nostro. Fat­to sta che quell’articolo è inte­res­san­te: secon­do Lin Biao l’abbattimento dell’imperialismo occi­den­ta­le sareb­be sta­to ope­ra del­le peri­fe­rie, del­le cam­pa­gne, dei popo­li oppres­si. For­se ricor­da­te che i comu­ni­sti cine­si cam­bia­ro­no lo slo­gan fon­da­ti­vo del­la secon­da inter­na­zio­na­le.

Non più: “Pro­le­ta­ri di tut­ti i pae­si uni­te­vi.”

Ma: “Pro­le­ta­ri e popo­li oppres­si di tut­to il mon­do uni­te­vi”.

Que­sta era la ver­sio­ne maoi­sta dell’internazionalismo.

Poi la sto­ria pro­ce­det­te in dire­zio­ne diver­sa dal­le atte­se del movi­men­to comu­ni­sta. I pro­le­ta­ri indu­stria­li furo­no scon­fit­ti dal libe­ri­smo anglo-ame­ri­ca­no che distrus­se la civil­tà socia­le in tut­ti gli ango­li del mon­do, e pre­pa­rò l’ecatombe ambien­ta­le nel­la qua­le sia­mo immer­si fino al col­lo sen­za spe­ran­za rea­li­sti­ca di venir­ne fuo­ri.

I popo­li oppres­si, i colo­niz­za­ti di ieri, rima­sti pri­vi del­la dire­zio­ne comu­ni­sta ope­ra­ia e del­la pro­spet­ti­va inter­na­zio­na­li­sta, con­ti­nua­ro­no la loro asce­sa eco­no­mi­ca e mili­ta­re, ma il nazio­na­li­smo diven­ne la loro uni­ca ban­die­ra.

E le ban­die­re nazio­na­li­ste sono tan­te, l’una in guer­ra con tut­te le altre.

La sola spe­ran­za di evi­ta­re la guer­ra fina­le si pote­va sin­te­tiz­za­re in due paro­le: inter­na­zio­na­li­smo ope­ra­io. Ora fac­cia­mo espe­rien­za del mon­do che vie­ne dopo la scom­par­sa di quel­le due paro­le.

L’invasione rus­sa del feb­bra­io 2022 tra­sfor­ma una guer­ra a bas­sa inten­si­tà simi­le alle guer­re del­la Yugo­sla­via ’90 in un con­flit­to mon­dia­le del qua­le al momen­to non si intrav­ve­de solu­zio­ne.

Il cri­mi­ne gigan­te­sco cui da un anno sia­mo costret­ti ad assi­ste­re nell’impotenza più com­ple­ta è ope­ra di diver­si atto­ri, e va com­pre­so su diver­se sca­le spa­zio-tem­po­ra­li.

Dal pun­to di vista glo­ba­le que­sta è una guer­ra ame­ri­ca­na con­tro il con­ti­nen­te euro-rus­so. Una guer­ra per la sot­to­mis­sio­ne del­la Ger­ma­nia, e per la distru­zio­ne defi­ni­ti­va del­la Rus­sia: la pri­ma cosa si è com­piu­ta, la secon­da for­se si com­pi­rà o for­se non si com­pi­rà. Que­sta guer­ra comun­que è il com­pi­men­to di trent’anni di inin­ter­rot­ta aggres­sio­ne (eco­no­mi­ca, geo­po­li­ti­ca infi­ne mili­ta­re) degli Sta­ti Uni­ti con­tro la Rus­sia.

Da mol­to tem­po le auto­ri­tà nor­da­me­ri­ca­ne ave­va­no avver­ti­to la Ger­ma­nia che l’entrata in fun­zio­ne del North Stream 2 non era tol­le­ra­bi­le.

“O vi deci­de­te a inter­rom­pe­re quel con­trat­to oppu­re abbia­mo gli stru­men­ti per far­ve­lo fal­li­re.” Ave­va­no dichia­ra­to fon­ti vici­ne all’amministrazione. E nel gen­na­io del 2022 Hil­la­ry Clin­ton ave­va det­to in una tra­smis­sio­ne tele­vi­si­va che pre­sto Putin avreb­be fat­to i con­ti con un nuo­vo Afgha­ni­stan.

Dal pun­to di vista ucrai­no è una guer­ra nazio­na­le di dife­sa dell’indipendenza con­tro l’aggressione puti­nia­na, una resi­sten­za di popo­lo con­tro la bel­va bion­da del Crem­li­no.

Tut­ti in que­sta guer­ra si gio­ca­no l’osso del col­lo, e que­sto è ciò che fa più pau­ra.

Comun­que, qua­le che ne sia l’esito, che Putin roto­li nell’inferno che meri­ta, o che gli Sta­ti Uni­ti ci fac­cia­no l’ennesima figu­ra da pera­cot­ta­ri, due cose sono cer­te: la pri­ma è che l’Unione euro­pea esce impo­ve­ri­ta e si avvia ver­so una lace­ra­zio­ne insa­na­bi­le tra eroi­smo anglo-polac­co e cini­smo ita­lo-unghe­re­se.

La secon­da è un riar­mo gene­ra­liz­za­to che diven­ta dog­ma incon­te­sta­bi­le per i gover­ni di tut­ta la ter­ra, in atte­sa del­la resa dei con­ti con la Cina.

Que­sto riar­mo è la cata­stro­fe fina­le, natu­ral­men­te, per­ché i sol­di per le armi saran­no sot­trat­ti all’esaustissimo cor­po socia­le, e per­ché in nome del­la patria (del­le patrie per esse­re pre­ci­so) le pre­oc­cu­pa­zio­ni per la qua­li­tà dell’aria e del­le acque appa­ri­ran­no come un det­ta­glio per signo­ri­ne schiz­zi­no­se.
Dal sito Comu­ne-info

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