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Il reddito di cittadinanza "business" per le imprese?

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Le imprese avranno una corsia preferenziale per sfruttare il "business" del reddito di cittadinanza. Non solo in ambito formazione, appurata la inadeguatezza dei centri per l'impiego, ma la solita sequela di sgravi fiscali, pari a cinque mensilità, in caso di assunzione di un beneficiario del reddito. E poi se il beneficiario è donna o disoccupato da più di due anni i mesi di sgravio diventano 6.

Il reddito di cittadinanza diventa così l'ennesimo aiuto alle imprese, non si tratta solo di un aiuto occasionale perché sempre in teoria l'impresa potrebbe portarsi a casa 18 mesi di sgravo contributivo se l'uomo o la donna vengono assunti stabilmente fin dall'inizio dal centro per l'impiego. Se invece l'assunzione avviene o dagli enti di formazione\bilaterali o dalle agenzie per il lavoro, l'impresa dovrà dividere con queste lo sgravio. Ora capirete, anche i più ingenui, che la politica di sgravi fiscali inaugurata dai Governi passati, continua ad essere la più battuta, si crea lavoro solo mettendo in condizione l'impresa di non pagare tasse di vario genere, di ricevere aiuti e sovvenzioni vari. E poi, alla fine dei conti, quanti saranno questi nuovi posti di lavoro? L'esperienza passata ci dice ben pochi rispetto alla spesa complessiva a favore delle imprese.

 Il Reddito di cittadinanza è stato modificato strada facendo per consentire alle imprese di salire direttamente sul carro, è questo il cosiddetto “doppio binario”, o se preferite il “patto per la formazione” che poi riguarda gli enti bilaterali e formativi, ossia indistintamente soggetti pubblici e privati chiamati ad assicurare la formazione che i centri per l'impiego non potranno garantire. E non è detto che alcune associazioni imprenditoriali non decidano di attrezzarsi direttamente con soggetti privati formativi, giusto per utilizzare i soldi del reddito interamente in famiglia, sia sotto forma di gravi fiscali, sia selezionando la manodopera necessaria.

Altro discorso sarebbe stato riorganizzare i centri per l'impiego e il sistema di formazione pubblico, metterlo in stretta connessione con i fabbisogni e le richieste dei soggetti privati ma lasciando al Pubblico il compito di indirizzare e gestire la formazione. In questo modo invece pubblico e privato diventano indifferenti, anzi sono i soggetti privati ad essere favoriti e i soldi dei cittadini alla fine verranno utilizzati non tanto per alleviare la povertà ma per consentire alle aziende di fare il bello e il cattivo tempo in materia di formazione e politiche del lavoro. Il reddito di cittadinanza diventa quindi uno strumento ben diverso da quello presentato in campagna elettorale oltre a rappresentare lo strumento con il quale costringere molti beneficiari ad accettare lavori sotto pagati e per poche ore alla settimana, lavori che non contrasteranno di certo la miseria di tanti nuclei familiari causata proprio dai lavoretti.

Ma i favori alle aziende  non finiscono qui, se il beneficiario del reddito viene assunto dopo pochi mesi, il periodo del reddito restante si trasforma in sgravio (non sappiamo ancora in quale percentuale o se in toto) contributivo per la impresa che lo assume
La condizione richiesta è il contratto pari a 2 anni, ossia il massimo previsto dalla normativa sui contratti a tempo determinato. Ma dopo due anni? Buio assoluto.

Staremo a vedere tra pochi giorni quando uscirà il testo definitivo del decreto sul reddito di cittadinanza, ma stando a queste prime anticipazioni la critica è doverosa. Attenzione: sono previste alcune misure (finalmente!) di aiuto anche al pagamento dell'affitto o del mutuo ma il vero enigma rappresenta il lavoro offerto, ci saranno due offerte rifiutabili ma la terza dovrà essere accettata pena la perdita del reddito. Un'offerta irrinunciabile  per il beneficiario che aumentando i mesi di percezione del reddito avrà offerte sempre più lontane da casa (100 km per esempio al 12simo mese di reddito ) .

Il reddito di cittadinanza diventa così lo strumento con cui guadagnare consensi elettorali, smantellare quanto resta della formazione pubblica, favorire non solo le imprese ma quell'intricato sistema di formazione privato destinato a sostituire ogni atto di indirizzo e di gestione del soggetto pubblico.

Reddito di cittadinanza cavallo di troia a favore delle privatizzazioni? Parrebbe proprio di sì.

Federico Giusti – Pisa

 

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