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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

(K. Marx)

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L'anno iniziato sancirà la crisi occupazionale?

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Stando ai dettami del Governo, il 2019 dovrebbe essere l'anno in cui sarà sconfitta la povertà con il decreto di cittadinanza, l'anno dell'anticipo della pensione con la quota 100, l'anno della ripresa economica e dell'aumento del Pil.
A vedere il boom economico è il solo Di Maio che probabilmente sa poco o nulla degli anni nei quali l'economia italiana cresceva a ritmi sostenuti e ancora meno sa delle ragioni di quella sostenuta crescita. 2019 sarà l’anno della svolta?
Nutriamo seri dubbi, intanto per gli italiani la mancanza di lavoro continua ad essere il principale problema, parliamo di lavori dignitosi e a tempo indeterminato, nella maggioranza dei casi restano un autentico miraggio. I dati economici non sono confortanti, se la disoccupazione diminuirà sarà di poco mentre la qualità del lavoro, le retribuzioni medie continueranno ad essere deludenti, inferiori alla media dei paesi sviluppati.

La povertà non si combatte con i sussidi o barattando reddito con l'accettazione di impieghi a centinaia di km di distanza da casa, la povertà si combatte con il welfare e soprattutto con il lavoro, la povertà non è facile da estirpare, non bastano impieghi a basso costo in presenza di salari da fame e la spesa mensile che non accenna a diminuire (il costo degli affitti e della benzina con cala) .
Il nostro paese continua ad essere la patria del lavoro nero, del welfare incompleto, degli evasori fiscali, degli ammortizzatori sociali indispensabili per industrie perennemente in crisi, la Manovra di Bilancio non è finalizzata  a costruire un welfare aggiornato e completo, a sovvenzionare lavori socialmente utili, a legare sgravi e aiuti statali alle imprese alla attivazione di processi  innovativi.
Sono queste del resto le contraddizioni principali che il Governo giallo verde non intende mettere in discussione e affrontare così come non esiste alcun progetto per intensificare i processi formativi inadeguati tanto nel pubblico quanto nel privato. La modernizzazione delle piattaforme, Industria 4.0 riguardano ancora una minima parte del tessuto produttivo, la contrazione del costo del lavoro continua a farla da padrone come la illusione che si possa creare un moderno consociativismo che metta insieme padroni e lavoratori, impresa e sindacato, terzo settore e associazioni di categoria.
Nel frattempo il Governo ha deciso il carcere per chi organizza picchetti e occupazioni di immobili, stanno arrivando le prime sentenze durissime ai danni dei lavoratori denunciati per blocchi stradali, da questi provvedimenti si comprende bene cosa intendano per combattere la povertà, nel senso di punire e sorvegliare i poveri, soprattutto se i poveri non restano passivi ma decidono di prendere in mano il loro destino. Il 2019 potrebbe essere l'anno della vittoria elettorale della Lega, un partito che deve 49 milioni ai cittadini statali ma che annovera leaders che ogni giorno pretendono di fare la morale a tutti e su tutto.
Allora, senza farsi illusioni, sarà il caso di guardare all'anno appena iniziato con meno speranza e più scetticismo, maggiore rabbia a sostituire la arrendevole attesa degli eventi.
Federico Giusti – Pisa

 

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