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«Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

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Pisa: quello che la Giunta Conti non dice sui servizi educativi.

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Domande e risposte dopo lo sciopero del 19 Febbraio

La statalizzazione delle tre materne è una scelta giusta  e praticabile? Lo Stato e la Regione che ruolo avranno? Esistevano soluzioni alternative?

L’assessore Cardia nega ancora che le scarse risorse messe a bilancio e il piano di fabbisogno di personale sbilanciato sui vigili siano le cause della mancata assunzione di educatrici. Al contrario parla di favorire un quartiere senza servizi come Gagno. Quali sono i numeri degli iscritti alle scuole dei quartieri, nidi, materne ed elementari?

Riguardo al numero di iscritti è eloquente. Per esempio nell'Istituto comprensivo Fibonacci (relativamente alle materne esiste parità tra posti disponibili e iscrizioni) non si creeranno liste di attesa nè avranno posti liberi. Veniamo invece all'Istituto comprensivo Tongiorgi dove sorge anche la materna comunale Agazzi

Iscritti: 1alla Perodi; 7 alle Ciari; 11 alle Manzi; 42 alle Parmeggiani. Questi dati dicono che gli iscritti delle Agazzi sono andati in larga maggioranza alle Parmeggiani ove si creerà una lista di attesa, che sarà però agevolmente assorbita dalle altre scuole del quartiere. Quello che emerge è però che nel quartiere, dopo l'assorbimento degli esuberi alle Parmeggiani, non ci saranno più posti liberi. Tradizionalmente il quartiere di Porta a Lucca assorbiva liste d'attesa di altri quartieri o dei comuni vicini, questo non sarà più possibile. Questa è una delle conseguenze della sezione soppressa alla Agazzi

A detta del Provveditorato i prossimi anni saranno all'insegna del calo demografico ma ad oggi non sono stati forniti dati e in ogni caso il calo riguarderebbe non solo la scuola dell'infanzia e in presenza di un calo la riduzione delle Materne sarebbe inevitabile. Nel caso, si parlerebbe di una sezione di scuola dell'infanzia in meno su tutte le sezioni di 3, 4, 5 anni e miste presenti nel quartiere, il che significa non chiudere la scuola Agazzi (che ha tre sezioni) ma diminuire una scuola di una sezione, oppure chiudere una scuola che ha una sola sezione. La cosa migliore, da questo punto di vista, sarebbe stata chiudere le Perodi, che oltretutto è la meno richiesta. Ovviamente i nostri ragionamenti sono basati su dati oggettivi e sulle regole oggi esistenti in materia di scuola, dipendesse da noi non chiuderemmo mai una scuola o una biblioteca;

 Una precisazione si rende necessaria: quando parliamo di chiudere le Perodi ci riferiamo solo ai numeri; i numeri hanno una loro importanza, perché se veramente ci sarà un calo le Perodi non si reggeranno come numero di iscritti e andranno chiuse comunque. Tuttavia bisogna considerare che ogni scuola può essere un patrimonio di elaborazione didattica e pedagogica e le Perodi lo sono senz'altro. Le chiusure vanno sempre e comunque gestite e mai all'ultimo momento: quando si vede che una scuola per numero di iscritti non raggiunge la soglia minima necessaria alla sopravvivenza, bisogna pensare a un trasferimento delle competenze in un'altra scuola e magari favorire incontri e interazioni tra più esperienze educative.

Dopo la soppressione della sezione alla Materna Agazzi facciamo il punto delle iscrizioni alle scuole materne giusto per confutare il luogo comune secondo il quale i bambini e le bambine si sarebbero diretti\e verso Gagno

Su dove siano andate le iscrizioni Agazzi abbiamo già risposto: alle Parmeggiani (in via Firenze). Alle Manzi (la scuola di Gagno) ne saranno arrivate al massimo 2 o 3, questo dato smentisce da solo le previsioni e delegittima le scelte dell'Amministrazione comunale

E' pura illusione pensare che chiudendo una scuola molto richiesta le domande di iscrizione si indirizzino verso la scuola meno richiesta: probabilmente le persone non vogliono andare in quella scuola per qualche motivo (da conoscere e affrontare in ogni caso) per cui, in assenza della loro scuola preferita, andranno sulla loro scuola di seconda scelta (e non sulla scuola di ultima scelta). Nel quartiere hanno una grande fama le Agazzi e le Parmeggiani, quindi naturale che il trasferimento di iscritti sia stato intercettato dalle Parmeggiani.

Dopo settimane l'assessore Bonanno ha parlato di statalizzazione delle tre scuole materne comunali, una scelta politica della Giunta come detto nell'incontro tenutosi il giorno dello sciopero (19 Febbraio). Come una scuola comunale si trasforma in scuola statale? Qual è l'iter giusto da seguire? Qual è il ruolo della Regione e della Rete scolastica?

Per trasformare una scuola comunale in una statale occorre a Settembre dell'anno prima iniziare l'iter per metterlo nella programmazione della rete scolastica (che è competenza regionale). Generalmente a dicembre arriva la delibera della giunta regionale che accoglie o non accoglie le diverse proposte fatte. Dopo, la delibera della giunta viene mandata al MIUR (in particolare alle articolazioni periferiche dello stato, che sono gli Uffici Scolastici Regionali) perché se la competenza della rete scolastica è regionale il personale è statale, e quindi lo stato deve, per così dire, dare il nulla-osta. Per quanto riguarda la statalizzazione di una scuola dell'infanzia, ineludibile resta il passaggio dalla Giunta Regionale che in genere approva ma non è detto poi che lo Stato abbia le risorse. sufficienti ad assorbire le strutture comunali.

Lo Stato è obbligato ad accogliere la richiesta di statalizzazione di una scuola comunale? Quale è la normativa di riferimento?  E qualora lo Stato non voglia statalizzare cosa potrà accadere?

Non esiste alcun obbligo Statale di accogliere la statalizzazione, perché la scuola dell'Infanzia non è scuola dell'obbligo. Per questo non esiste neanche una normativa specifica di riferimento. Il Decreto Legislativo 112/1998 disciplina le competenze tra stato e regione per la scuola; poi c'è il DPR 81/2009 e 89/2009 sul primo ciclo di istruzione. Ma penso che servano a poco: di fatto la decisione dello stato si basa anche - e in modo del tutto legittimo - sulle risorse disponibili. Se la statalizzazione non dovesse andare a buon fine o il comune ha un piano di emergenza per mantenerle con personale comunale o si va verso la chiusura.

Era possibile una strada alternativa per salvaguardare il progetto educativo della scuola Materna Agazzi?

Sono possibili tante strade per salvaguardare un patrimonio didattico di fronte alla chiusura di una scuola. L'opzione migliore resterebbe quella di non chiuderla soprattutto quando non ci sono motivi oggettivi ma siamo in presenza di tagli imposti da un bilancio comunale miope che non destina risorse sufficienti ai servizi educativi. Ma se si decide di farlo uno può organizzare un passaggio di consegne, ovvero un percorso in cui il progetto didattico viene spiegato, discusso e fatto proprio da altri docenti. Naturalmente il progetto didattico si modificherà nelle mani di nuovi docenti, si contaminerà delle loro esperienze e dei loro diversi punti di vista, ma questo è fisiologico e vitale, e succede in ogni caso nel passaggio degli anni in una scuola che resta aperta. Il Comune poi aveva sul piatto una proposta precisa avanzata dal Provveditore e dall'Istituto comprensivo: trasferire alle Agazzi la materna Perodi e creare un passaggio di consegne/contaminazione (non solo un passaggio di consegne, ma un dialogo tra i due progetti didattici) tra i due modelli.

Questa scelta è stata invece scartata dall'Amministrazione comunale. Resta non solo la fretta e l'approssimazione, se avessero affrontato il problema con largo anticipo (ma così non è stato=, avrebbero potuto percorrere altre strade e sicuramente migliori. Infine: il modello didattico delle Agazzi è in crisi da tanto tempo; supportato e fortemente voluto dal Comune negli anni passati, abbandonato poi a sé stesso, dopo gli eventi dei maltrattamenti al nido, quando il Comune ha iniziato una politica sbagliata con rotazioni continue tra insegnanti di diversi plessi per vari motivi, alcuni dei quali non del tutto plausibili

Non contestiamo le rotazioni di insegnanti in quanto tali ma le stesse avrebbero dovuto essere fatte in maniera diversa, per esempio salvaguardando il progetto didattico con forme di supporto e di passaggio di consegne strutturate, al contrario sembra proprio il progetto educativo a rappresentare il problema da rimuovere come del resto ben sanno le educatrici comunali

 

Sindacato Generale di Base Comune di Pisa

 

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