Industria bellica S.p.a: come fabbricare la guerra infinita (prima parte)

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Pub­bli­chia­mo la pri­ma par­te di un arti­co­lo di Ros­sa­na De Simo­ne che entra «nel labo­ra­to­rio segre­to del­la pro­du­zio­ne» degli arma­men­ti (qui la secon­da par­te). Cor­ro­bo­ran­do l’analisi con dati pre­si dai più impor­tan­ti report gover­na­ti­vi, l’articolo spie­ga come è pro­prio il set­to­re del­le armi, nel­lo stret­to intrec­cio tra azien­de del­la dife­sa e sicu­rez­za e Sta­ti, uno dei pez­zi più impor­tan­ti che sta trai­nan­do il ten­ta­ti­vo di rico­strui­re una base indu­stria­le, soprat­tut­to negli Sta­ti Uni­ti, e come que­sto aspet­to influen­zi diret­ta­men­te lo svol­ger­si del­la guer­ra in Ucrai­na.

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Il 16 ago­sto 2021, par­lan­do dal­la Casa Bian­ca, il pre­si­den­te ame­ri­ca­no Joe Biden si è rivol­to al mon­do per spie­ga­re il col­las­so in Afgha­ni­stan e la fuga degli ame­ri­ca­ni: «Non rim­pian­go il riti­ro. L’Afghanistan non è negli inte­res­si USA».1

Con il suo discor­so Biden ha volu­to riaf­fer­ma­re che era neces­sa­rio vol­ta­re pagi­na e pen­sa­re alle nuo­ve minac­ce, a Cina e Rus­sia. Dopo vent’anni di guer­ra glo­ba­le, ser­vi­ti per pren­de­re in mano le redi­ni dell’ordine mon­dia­le e per sosti­tui­re l’islam radi­ca­le al comu­ni­smo come minac­cia alla pace mon­dia­le, negli Sta­ti Uni­ti e nel mon­do si è comin­cia­to a discu­te­re del­le nume­ro­se ope­ra­zio­ni mili­ta­ri, che han­no distrut­to un pae­se dopo l’altro, e del decli­no dell’occidente nell’egemonia glo­ba­le.

Dei 21mila miliar­di di dol­la­ridi spe­se mili­ta­ri effet­tua­te dal 2001 al 2022, che han­no por­ta­to alla mili­ta­riz­za­zio­ne del­la poli­ti­ca inter­na (in nome del­la sicu­rez­za), 16mila miliar­di sono anda­ti alle for­ze mili­ta­ri (com­pre­si 7200 miliar­di per le socie­tà pri­va­te di sicu­rez­za), 3mila miliar­di ai pro­gram­mi per i vete­ra­ni, 949 miliar­di alla sicu­rez­za inter­na e 732 miliar­di alle for­ze dell’ordine fede­ra­li. Degli otto gene­ra­li che han­no coman­da­to le for­ze ame­ri­ca­ne in Afgha­ni­stan – sen­za mai «veder­ne» e ancor meno denun­ciar­ne il disa­stro – il gene­ra­le Jose­ph F. Dun­ford Jr, è entra­to a far par­te del con­si­glio di ammi­ni­stra­zio­ne di Loc­kheed Mar­tin, il più gran­de appal­ta­to­re del Pen­ta­go­no, men­tre l’attuale Segre­ta­rio del­la Dife­sa Lloyd Austin, già coman­dan­te del­la Com­bi­ned Joint Task For­ce, è mem­bro del CdA di Ray­theon Tech­no­lo­gies, uno dei più gran­di appal­ta­to­ri mili­ta­ri del mon­do3.

Una cosa è cer­ta: la guer­ra sot­to for­ma di neces­si­tà eco­no­mi­ca fa sicu­ra­men­te bene ai ren­di­men­ti azio­na­ri dei mag­gio­ri appal­ta­to­ri del­la dife­sa a livel­lo mon­dia­le (Boeing, Ray­theon, Loc­kheed Mar­tin, Nor­th­rop Grum­man, and Gene­ral Dyna­mics)4.

Il siste­ma di pro­du­zio­ne degli arma­men­ti – sem­pre più costo­si e con un tem­po di ricer­ca e svi­lup­po sem­pre in dive­ni­re –, uni­ta­ria­men­te a quel­lo mili­ta­re del Pen­ta­go­no, non è più sem­pli­ce­men­te appen­di­ce ma par­te inte­gran­te del mec­ca­ni­smo di pro­du­zio­ne e ripro­du­zio­ne capi­ta­li­sti­co. A dif­fe­ren­za di altri set­to­ri, le azien­de del­la dife­sa e sicu­rez­za, insie­me a quel­li con­si­de­ra­ti stra­te­gi­ci, han­no sem­pre un cer­to gra­do di con­trol­lo gover­na­ti­vo con­si­de­ran­do che lo Sta­to è il pri­mo com­mit­ten­te che sostie­ne e finan­za l’intero ciclo pro­dut­ti­vo di un nuo­vo pro­dot­to, e che deci­de sia le coo­pe­ra­zio­ni inter­go­ver­na­ti­ve sia le col­la­bo­ra­zio­ni mul­ti­na­zio­na­li all’interno di un mer­ca­to sem­pre più com­pe­ti­ti­vo e trans­na­zio­na­le.

La fun­zio­ne anti­ci­cli­ca del­le spe­se mili­ta­ri, come pen­sa­ta da mol­ti eco­no­mi­sti key­ne­sia­ni, vol­ta cioè a con­tra­sta­re situa­zio­ni di cri­si, ha ormai assun­to un signi­fi­ca­to diver­so dal momen­to in cui le cri­si cicli­che capi­ta­li­sti­che ten­do­no a pre­sen­tar­si sem­pre più rav­vi­ci­na­te nel tem­po. Ana­lo­ga­men­te, la cri­si pan­de­mi­ca, seb­be­ne abbia evi­den­zia­to l’importanza per le impre­se dell’aerospazio di ave­re due com­par­ti sepa­ra­ti – uno civi­le, l’altro mili­ta­re –per bilan­cia­re le atti­vi­tà dell’uno con l’altro in fun­zio­ne anti­ci­cli­ca, non è ser­vi­ta a sma­sche­ra­re lo scan­da­lo dei lau­ti finan­zia­men­ti sta­ta­li per pro­gram­mi la cui tec­no­lo­gia pro­vie­ne dal set­to­re civi­le. La ricer­ca e svi­lup­po a dupli­ce uso, for­te­men­te incen­ti­va­ta dall’amministrazione Clin­tonnei pri­mi anni ’90 – com­pren­si­va di tut­te le tec­no­lo­gie d’avanguardia come l’intelligenza arti­fi­cia­le, i veicoli/velivoli sen­za pilo­ta, i big data o le nano­tec­no­lo­gie – vie­ne da tem­po svi­lup­pa­ta e pro­dot­ta essen­zial­men­te dal set­to­re civi­le, ma con­teg­gia­ta ugual­men­te come fos­se tec­no­lo­gia pro­prie­ta­ria del pre­scel­to gene­ral con­trac­tor. Se poi si entra nel meri­to dei bilan­ci di que­ste azien­de, si può appu­ra­re che la mag­gior par­te del dena­ro spe­so sul mili­ta­re va al capi­ta­le, dif­fe­ren­te­men­te da ciò che acca­de negli altri tipi di lavo­ro: solo 15% del prez­zo di ogni F‑35 vie­ne usa­to per paga­re il costo del lavo­ro coin­vol­to nel­la pro­du­zio­ne, fab­bri­ca­zio­ne e mon­tag­gio, men­tre l’85% ser­ve per le spe­se gene­ra­li6.

Dopo l’ondata di fusio­ni e acqui­si­zio­ni avve­nu­ta nei pri­mi anni ‘90, che han­no rimo­del­la­to la base indu­stria­le del­la dife­sa ame­ri­ca­na ridu­cen­do il nume­ro del­le pri­me con­trac­tor e la con­cor­ren­za, il rap­por­to del Pen­ta­go­no «Con­so­li­da­tion of Defen­se Indu­strial Base Poses Risks to Natio­nal Secu­ri­ty»ha ana­liz­za­to i peri­co­li di ulte­rio­ri con­so­li­da­men­ti tra gran­di pro­dut­to­ri con dati aggior­na­ti. Risul­ta infat­ti che le azien­de del set­to­re aero­spa­zia­le e dife­sa si sono ridot­te da 51 a 5 (Loc­kheed Mar­tin, Ray­theon Tech­no­lo­gies, Gene­ral Dyna­mics. Nor­th­rop Grum­man e Boeing), da 13 a 3 i for­ni­to­ri di mis­si­li tat­ti­ci, di satel­li­ti da 8 a 4. Negli ulti­mi trent’anni, la base indu­stria­le si sareb­be con­trat­ta del 40% men­tre sareb­be­ro 15.000 i for­ni­to­ri a rischio. Secon­do gli esper­ti è neces­sa­rio fre­na­re la poli­ti­ca del­le fusio­ni tra gli appal­ta­to­ri per evi­ta­re rischi per l’economia e la sicu­rez­za nazio­na­le non solo per­ché ha signi­fi­ca­to un rial­zo dei prez­zi, ma ha por­ta­to a lacu­ne nel­la cate­na di approv­vi­gio­na­men­to e minac­cia­to le capa­ci­tà pro­dut­ti­ve. Si sono iden­ti­fi­ca­te alme­no 300 vul­ne­ra­bi­li­tà in cin­que set­to­ri che dovran­no pro­teg­ge­re le loro cate­ne di approv­vi­gio­na­men­to: dai mate­ria­li stra­te­gi­ci e cri­ti­ci alla microe­let­tro­ni­ca, dal­le bat­te­rie ai mis­si­li.  In segui­to anche la pan­de­mia di coro­na­vi­rus ha pro­vo­ca­to inter­ru­zio­ni alle cate­ne di approv­vi­gio­na­men­to glo­ba­le dai semi­con­dut­to­ri ad altri beni e mate­ria­li, crean­do caren­ze nel­le atti­vi­tà di fab­bri­ca­zio­ne e pro­du­zio­ne. Duran­te la pan­de­mia la Casa Bian­ca ave­va invo­ca­to il «Defen­se Pro­duc­tion Act» (leg­ge sul­la pro­du­zio­ne del­la dife­sa) per riu­ti­liz­za­re alcu­ne fab­bri­che per pro­dur­re ven­ti­la­to­ri.

Il pro­ble­ma però non è sta­to tan­to la loro capa­ci­tà pro­dut­ti­va, ma la man­can­za di com­po­nen­ti pro­ve­nien­ti da più di quat­tor­di­ci pae­si diver­si (fil­tri e allar­mi, tubi e ali­men­ta­to­ri, ecc.).

Una del­le ini­zia­ti­ve pre­se dal gover­no ha riguar­da­to in par­te il finan­zia­men­to di pic­co­le e medie impre­se (PMI) per la pro­du­zio­ne di beni come semi­con­dut­to­ri, pro­dot­ti bio­tec­no­lo­gi­ci e bio­me­di­ci, ener­gia rin­no­va­bi­le e accu­mu­lo di ener­gia, in par­te for­nen­do cre­di­ti all’esportazione alle impre­se sta­tu­ni­ten­si che ven­do­no beni all’estero.

Tut­ta­via, per la pri­ma vol­ta, e non per pro­ble­mi sala­ria­li o pen­sio­ni­sti­ci, que­ste azien­de han­no dovu­to ral­len­ta­re la pro­du­zio­ne gra­zie a un paras­si­ta e alla pau­ra dei lavo­ra­to­ri. Secon­do l’agenzia di stam­pa inter­na­zio­na­le Bloom­berg, gli appal­ta­to­ri del­la dife­sa USA han­no man­te­nu­to in fun­zio­ne la mag­gior par­te degli impian­ti e han­no chiu­so solo per qual­che gior­no per puli­re le strut­tu­re. A segui­to del­lo scop­pio del­la cri­si per coro­na­vi­rus, l’Aerospace Indu­strial Asso­cia­tion ha chie­sto al Dod di dichia­ra­re l’industria del­la dife­sa «infra­strut­tu­ra cri­ti­ca», in modo che le azien­de potes­se­ro costrin­ge­re i pro­pri dipen­den­ti a con­ti­nua­re a lavo­ra­re.

E, nono­stan­te il calo del Pil mon­dia­le per via del­la pan­de­mia e la cri­si eco­no­mi­ca che ha coin­vol­to inte­ri set­to­ri, nel 2020 gli ordi­ni e le con­se­gne di armi non si sono fer­ma­ti (531 miliar­di di dol­la­ri con un aumen­to dell’1,3% rispet­to al 2019) anche in pre­sen­za di misu­re restrit­ti­ve che non han­no con­sen­ti­to la con­se­gna del­le armi e, in alcu­ni casi, il pro­se­gui­re dei cicli pro­dut­ti­vi.  Anche la spe­sa mili­ta­re glo­ba­le ha con­ti­nua­to a cre­sce­re atte­stan­do­si a 1.981 miliar­di di dol­la­ri, un aumen­to del 2,6% rispet­to al 2019 e del 9,3% rispet­to al 2011, con­fer­man­do il for­te pote­re di pres­sio­ne del­le lob­by dell’industria del­la dife­sa nei con­fron­ti del­le isti­tu­zio­ni.

Nel 2022 il gover­no degli Sta­ti Uni­ti deci­de di raf­for­za­re il «Buy Ame­ri­can Act»9, la legi­sla­zio­ne sugli inve­sti­men­ti, per con­sen­ti­re di por­re il veto a qual­sia­si fusio­ne che si riten­ga dan­no­sa per la sicu­rez­za nazio­na­le. Il pre­si­den­te Biden ha infat­ti espres­so la volon­tà di spez­za­re il pote­re dei tru­st per rige­ne­ra­re capa­ci­tà di pro­du­zio­ne auten­ti­che in caso di con­flit­to gra­ve e ad alta inten­si­tà. Tut­ta­via è evi­den­te che non si va ver­so un per­cor­so di decon­so­li­da­men­to – visto che sono pre­ve­di­bi­li movi­men­ti nei set­to­ri cyber, intel­li­gen­za arti­fi­cia­le, iper­so­ni­co, guer­ra ibri­da, infor­ma­ti­ca quan­ti­sti­ca, armi anti­sa­tel­li­te, ecc. – in quan­to rima­ne incon­tro­ver­ti­bi­le che, essen­do la dife­sa gui­da­ta dal­la tec­no­lo­gia, gli appal­ta­to­ri più gran­di acqui­si­ran­no sem­pre più socie­tà high-tech per acce­de­re alle loro tec­no­lo­gie.

La pre­oc­cu­pa­zio­ne del pre­si­den­te deri­va da uno stu­dio del CSIS secon­do cui anche negli Sta­ti Uni­ti l’industria del­la dife­sa non è in gra­do, a bre­ve ter­mi­ne, di aumen­ta­re i tas­si di pro­du­zio­ne.  Un avver­ti­men­to in que­sto sen­so c’è sta­to quan­do, duran­te una con­fe­ren­za fra alti fun­zio­na­ri del Pen­ta­go­no, legi­sla­to­ri sta­tu­ni­ten­si e mas­si­mi diri­gen­ti del set­to­re pro­dut­ti­vo, Gre­go­ry J. Hayes pre­si­den­te e diret­to­re di Ray­theon Tech­no­lo­gies (che insie­me a Loc­kheed Mar­tin, pro­du­ce i siste­mi mis­si­li­sti­ci Stin­ger e Jave­lin) ha dichia­ra­to: «Il pro­ble­ma è che abbia­mo con­su­ma­to così tan­te scor­te nei pri­mi 10 mesi di guer­ra, che abbia­mo sostan­zial­men­te esau­ri­to 13 anni di pro­du­zio­ne di Stin­ger e cin­que anni di pro­du­zio­ne di Jave­lin. La doman­da è: come fare­mo a rifor­ni­re le scor­te?»

Con le attua­li capa­ci­tà l’industria del­la dife­sa sta­tu­ni­ten­se impie­ghe­reb­be in media 8 anni per sosti­tui­re le piat­ta­for­me per­se e per rico­strui­re le scor­te di mis­si­li e muni­zio­ni. La deci­sio­ne da par­te del­la Casa Bian­ca di amplia­re la base indu­stria­le è deci­si­va anche per gli allea­ti che arma­no l’Ucraina, e un segno che gli Sta­ti Uni­ti si pre­pa­ra­no ad un pos­si­bi­le amplia­men­to del­la guer­ra.

La richie­sta di approv­vi­gio­na­men­to di 170 miliar­di di dol­la­ri del Pen­ta­go­no per l’anno fisca­le 2024 si con­cen­tra sul­la sosti­tu­zio­ne del­le muni­zio­ni for­ni­te all’Ucraina, e di armi come i mis­si­li a lun­go rag­gio che sareb­be­ro neces­sa­ri in un con­flit­to con la Cina. Nel docu­men­to emes­so dal DoD sul­la richie­sta di bilan­cio del­la dife­sa per l’anno fisca­le 2024 vie­ne evi­den­zia­to l’enorme e con­ti­nuo aumen­to del­le spe­se mili­ta­ri: dai 781,9 miliar­di di dol­la­ri nel 2022 ai 858,6 miliar­di di dol­la­ri nel 2023 e 886,3 miliar­di di dol­la­ri nel 202410. Secon­do i dati del SIPRI (Isti­tu­to di stu­di sul­la Pace di Stoc­col­ma) la spe­sa mon­dia­le è in con­ti­nuo aumen­to dal 2015 e ha rag­giun­to il mas­si­mo sto­ri­co nel 2021 con 2.113 miliar­di (pari al 2,2% del Pil glo­ba­le). Sta­ti Uni­ti, Cina (293 miliar­di di dol­la­ri, pari al 14% del­la spe­sa glo­ba­le in cre­sci­ta del 4,7% rispet­to al 2020 e del 72% rispet­to al 2012), India (nel 2021 ha spe­so 76,6 miliar­di di dol­la­ri in cre­sci­ta del 33% rispet­to al 2012), Regno Uni­to (con 68,4 miliar­di, in cre­sci­ta del 3% rispet­to al 2020) e Rus­sia (nel 2021 65,9 miliar­di, in cre­sci­ta del 2,9% rispet­to al 2020) sono i Pae­si che occu­pa­no le pri­me cin­que posi­zio­ni in clas­si­fi­ca e pesa­no per il 62% del tota­le del­le spe­se mili­ta­ri regi­stra­te nel 2021. Per quan­to riguar­da l’Europa, la spe­sa mili­ta­re con­ti­nen­ta­le nel suo com­ples­so è ammon­ta­ta a 418 miliar­di di dol­la­ri nel 2021, regi­stran­do una cre­sci­ta del 3% rispet­to all’anno pre­ce­den­te e del 19% rispet­to al 2012.

Una del­le due carat­te­ri­sti­che dell’industria del­la dife­sa dell’Unione euro­pea è quel­la di ave­re una strut­tu­ra diver­si­fi­ca­ta che com­pren­de gran­di mul­ti­na­zio­na­li e ope­ra­to­ri di pic­co­le e medie dimen­sio­ni.   L’altra riguar­da la doman­da che pro­vie­ne qua­si esclu­si­va­men­te dai gover­ni nazio­na­li che con­trol­la­no le acqui­si­zio­ni di pro­dot­ti e tec­no­lo­gie e le rela­ti­ve espor­ta­zio­ni. Le dif­fe­ren­ze nazio­na­li in ter­mi­ni di requi­si­ti, spe­sa pub­bli­ca e inve­sti­men­ti, non pos­so­no che fram­men­ta­re il mer­ca­to euro­peo del­la dife­sa.  Stan­do all’associazione che rac­co­glie le indu­strie euro­pee dell’aerospazio, del­la sicu­rez­za e del­la dife­sa (ASD) in rap­pre­sen­tan­za di cir­ca 3.000 azien­de, al 2021 vi era­no 3,57 milio­ni di per­so­ne occu­pa­te tra diret­ti (942.000), indi­ret­ti (966.000) e indot­ti (oltre 1,66 milio­ni). Il volu­me d’affari del com­par­to ammon­ta­va a 578 miliar­di euro, di cui 241 miliar­di diret­ti, 148 miliar­di indi­ret­ti e 189 miliar­di indot­ti. Infi­ne gli inve­sti­men­ti com­ples­si­vi in ricer­ca e svi­lup­po sono sta­ti di 18,5 miliar­di di euro.

Tut­ta­via la neces­si­tà di con­di­vi­de­re le risor­se per rag­giun­ge­re un’economia di sca­la, soprat­tut­to nei gran­di pro­gram­mi di svi­lup­po che non pos­so­no che esse­re con­dot­ti solo su base mul­ti­la­te­ra­le, ha spin­to le indu­strie a dive­ni­re sem­pre più trans­na­zio­na­li e inte­gra­te nel­la cate­na di pro­du­zio­ne del valo­re glo­ba­le.

Poli­ti­ca sem­pre osta­co­la­ta dagli USA. Se pro­gram­mi col­la­bo­ra­ti­vi come Tor­na­do ed Euro­fighter Typhoon sono sta­ti un suc­ces­so euro­peo, il cac­cia sta­tu­ni­ten­se F‑35 è sta­to con­ce­pi­to anzi­tut­to per divi­de­re la capa­ci­tà com­pe­ti­ti­ve e col­la­bo­ra­ti­ve euro­pee, oltre che per con­di­vi­de­re i costi di un pro­get­to costo­sis­si­mo, garan­tir­si il con­trol­lo tec­no­lo­gi­co, una allean­za stra­te­gi­ca e un busi­ness garan­ti­to.

Sen­za dimen­ti­ca­re che tra gli azio­ni­sti del­le indu­strie fran­ce­si Das­sault Avia­tion e Tha­les, del­la fran­co-tede­sca Air­bus, dell’italiana Leo­nar­do e del­la spa­gno­la Indra Siste­mas, oltre allo Sta­to vi sono diver­si fon­di d’investimento sta­tu­ni­ten­si: Blac­kRock, Van­guard, Fide­li­ty Invest­men­ts, Wel­ling­ton Mana­ge­ment e Capi­tal Group. Ciò non signi­fi­ca ren­de­re il mer­ca­to del­la dife­sa meno com­pe­ti­ti­vo.

Ogni con­si­de­ra­zio­ne sul­la posi­zio­ne attua­le dell’Unione euro­pea in poli­ti­ca este­ra e di dife­sa deve par­ti­re dal ver­ti­ce NATO di Madrid (2022) in cui si è dispo­sta l’estensione dell’area d’interesse dell’Alleanza alla Cina e all’Indo-Pacifico, cioè oltre quel Nord Atlan­ti­co cui fa rife­ri­men­to il Trat­ta­to che nel 1949 die­de vita alla NATO: «La NATO è l’alleanza mili­ta­re più poten­te del mon­do ed è esclu­si­va­men­te difen­si­va». Di fat­to, con la dis­so­lu­zio­ne dell’Urss e del Pat­to di Var­sa­via, la NATO ha assun­to il com­pi­to di sta­bi­liz­za­zio­ne poli­ti­co-mili­ta­re glo­ba­le sul­la base dell’articolo 4 (inter­ven­to in Bosnia del 1995), e dell’articolo 5 che con­si­de­ra l’attacco diret­to a un pae­se mem­bro come un attac­co a tut­ti.

Dun­que la coo­pe­ra­zio­ne UE-NATO è un pila­stro fon­da­men­ta­le del­la sta­bi­li­tà e del­la sicu­rez­za euro­pea11.

Nel­la Dichia­ra­zio­ne con­giun­ta UE-NATO del gen­na­io 2023 si è riba­di­to che «que­sto è un momen­to chia­ve per la sicu­rez­za e la sta­bi­li­tà euro-atlan­ti­che che dimo­stra più che mai l’importanza del lega­me tran­sa­tlan­ti­co, richie­den­do una più stret­ta coo­pe­ra­zio­ne UE-NATO» e dun­que è neces­sa­rio con­ti­nua­re a soste­ne­re «pie­na­men­te il dirit­to intrin­se­co dell’Ucraina all’autodifesa e alla scel­ta del pro­prio desti­no».

Nel 2021 il Con­si­glio euro­peo ha isti­tui­to uno stru­men­to per la pace, fuo­ri bilan­cio, per finan­zia­re tut­te le azio­ni in mate­ria mili­ta­re e di dife­sa, con l’obiettivo di pre­ve­ni­re i con­flit­ti, man­te­ne­re la pace e raf­for­za­re la sicu­rez­za e la sta­bi­li­tà inter­na­zio­na­li. Ad oggi l’importo tota­le del soste­gno for­ni­to alle for­ze arma­te ucrai­ne è sta­to di 3,6 miliar­di di euro, ma si sta già deci­den­do come uti­liz­za­re altri 2 miliar­di di cui 1 ser­vi­reb­be per invia­re pro­iet­ti­li dal­le scor­te esi­sten­ti, men­tre l’altro per soste­ne­re la capa­ci­tà di pro­du­zio­ne indu­stria­le com­ples­si­va o per pro­cu­rar­si muni­zio­ni da Pae­si ter­zi.

Un anno fa Josep Bor­rell, l’alto rap­pre­sen­tan­te dell’UE per Affa­ri este­ri e sicu­rez­za, insie­me al segre­ta­rio gene­ra­le del­la NATO Jens Stol­ten­berg, ave­va dichia­ra­to che le scor­te mili­ta­ri del­la mag­gior par­te degli Sta­ti mem­bri del­la NATO euro­pea si era­no in par­te esau­ri­te, per cui biso­gna­va lavo­ra­re con l’industria per aumen­ta­re la pro­du­zio­ne di armi e muni­zio­ni.

Con que­ste dichia­ra­zio­ni si è con­fer­ma­to non solo il con­so­li­da­men­to dei rap­por­ti tra Sta­ti Uni­ti e Unio­ne Euro­pea e il rilan­cio del ruo­lo del­la Nato, ma anche l’incapacità dell’Europa di svol­ge­re un ruo­lo auto­no­mo nel­lo scon­tro tra Usa, Rus­sia e Cina, seb­be­ne Sta­ti Uni­ti e Rus­sia l’avessero taglia­ta fuo­ri dai col­lo­qui sull’Ucraina nel gen­na­io 2022. Inca­pa­ci­tà che emer­ge con for­za se si con­si­de­ra che a Bru­xel­les il dibat­ti­to sul­la poli­ti­ca di dife­sa e sicu­rez­za ver­te tut­to sul ruo­lo del­le indu­strie di set­to­re da incen­ti­va­re con aumen­ti del bud­get, e ponen­do come esi­gen­za urgen­te lo svi­lup­po del­le capa­ci­tà e tec­no­lo­gie neces­sa­rie a ope­ra­re nel nuo­vo con­te­sto di guer­ra. Così non si capi­sce bene cosa voglia dire chie­de­re un «con­so­li­da­men­to ove oppor­tu­no»12 quan­do i mini­stri del­la dife­sa fran­ce­si, spa­gno­li, tede­schi e ita­lia­ni affer­ma­no di pre­fe­ri­re pro­gram­mi di coo­pe­ra­zio­ne al con­so­li­da­men­to e la ten­den­za è quel­la di anda­re ver­so una mag­gio­re auto­no­mia degli Sta­ti mem­bri, e dun­que favo­ri­re le indu­strie nazio­na­li.

Nel dicem­bre 2022, sem­pre Josep Bor­rell, ha trac­cia­to gli aspet­ti posi­ti­vi e nega­ti­vi sul­lo sta­to dell’Europa in mate­ria di sicu­rez­za e dife­sa ripren­den­do i risul­ta­ti degli stu­di pub­bli­ca­ti dall’Agenzia per la dife­sa, dal Par­la­men­to e dal Con­si­glio euro­peo. Nel report «2022 Coor­di­na­ted Annual Review on Defen­ce» (CARD)13  si denun­cia che meno del 20% di tut­ti gli inve­sti­men­ti nei pro­gram­mi di dife­sa è effet­tua­to in coo­pe­ra­zio­ne: la coo­pe­ra­zio­ne in mate­ria di dife­sa rima­ne l’eccezione, inve­ce di esse­re la rego­la. Con il com­mis­sa­rio Thier­ry Bre­ton, com­mis­sa­rio euro­peo per l’industria, al fine di aiu­ta­re l’industria ad aumen­ta­re la sua capa­ci­tà di pro­du­zio­ne, Bor­rell ha crea­to un nuo­vo stru­men­to chia­ma­to EDIRPA per age­vo­la­re e incen­ti­va­re gli appal­ti con­giun­ti con 500 milio­ni di euro per il perio­do 2022–2024: «men­tre la guer­ra infu­ria alle fron­tie­re dell’Europa, rispon­dia­mo all’appello dei capi di Sta­to dell’UE pre­sen­tan­do oggi un nuo­vo stru­men­to per soste­ne­re, a livel­lo euro­peo, l’acquisizione con­giun­ta di armi. Oltre a con­tri­bui­re a rico­sti­tui­re par­te del­le scor­te a segui­to del tra­sfe­ri­men­to di armi all’Ucraina, pro­po­nia­mo un incen­ti­vo median­te il bilan­cio dell’UE per indur­re gli Sta­ti mem­bri ad acqui­sta­re insie­me». E, sem­pre per pro­muo­ve­re la coo­pe­ra­zio­ne in mate­ria di dife­sa, il Fon­do euro­peo per la dife­sa (FED) dispo­ne di 8 miliar­di14. La Com­mis­sio­ne ha desti­na­to 1,2 miliar­di di euro a un pri­mo grup­po di 61 pro­get­ti (l’Italia è pre­sen­te con impre­se, uni­ver­si­tà e isti­tu­ti di ricer­ca in 33 pro­get­ti)15 per la ricer­ca e svi­lup­po di veli­vo­li da com­bat­ti­men­to, vei­co­li coraz­za­ti e navi, tec­no­lo­gie del­lo spa­zio, infor­ma­ti­ca, cloud mili­ta­re o intel­li­gen­za arti­fi­cia­le. Sostan­zial­men­te, se saran­no attua­ti tut­ti gli aumen­ti di spe­sa annun­cia­ti, la spe­sa tota­le dell’UE per la dife­sa aumen­te­rà di altri 70 miliar­di di euro entro il 2025.

Per con­clu­de­re è fon­da­men­ta­le cita­re l’istituzione nel 2015 di un Grup­po di per­so­na­li­tà sul­la ricer­ca nel­la dife­sa (Group of Per­so­na­li­ties on Defen­ce Research, GoP) che inclu­de­va, oltre al capo del­la poli­ti­ca este­ra dell’UE Fede­ri­ca Moghe­ri­ni, gli ammi­ni­stra­to­ri dele­ga­ti di Indra, MBDA, Saab, Air­bus, BAE Systems, Fin­mec­ca­ni­ca e due mem­bri rap­pre­sen­tan­ti isti­tu­ti di ricer­ca pri­va­ti che si occu­pa­va­no di ricer­ca mili­ta­re (TNO e Frau­n­ho­fer-Gesell­schaft). L’assenza asso­lu­ta di qual­sia­si rap­pre­sen­tan­te del­la socie­tà civi­le e del mon­do acca­de­mi­co fa pen­sa­re che si sia volu­to crea­re una lob­by in gra­do di influen­za­re non solo i pro­ces­si poli­ti­ci dell’UE ma anche le deci­sio­ni sul­le prio­ri­tà di finan­zia­men­to.16

Ed è sem­pli­ce­men­te scon­cer­tan­te leg­ge­re alcu­ni pun­ti pre­sen­ti nel­la Riso­lu­zio­ne del Par­la­men­to euro­peo del 18 gen­na­io 202317: «dal 2017 sono sta­ti avvia­ti com­ples­si­va­men­te 61 pro­get­ti PESCO, nes­su­no dei qua­li ha otte­nu­to risul­ta­ti tan­gi­bi­li» e che, «seb­be­ne l’ambizione dell’UE di diven­ta­re un abi­le atto­re del­la sicu­rez­za risal­ga a oltre 20 anni fa, i risul­ta­ti in ter­mi­ni di capa­ci­tà, inte­ro­pe­ra­bi­li­tà e coo­pe­ra­zio­ne effi­ca­ce sot­to il pro­fi­lo dei costi resta­no piut­to­sto limi­ta­ti». Inol­tre si può rile­va­re l’ipocrisia con­te­nu­ta nel­la «Posi­zio­ne comu­ne del 2008/944PESC118 su nor­me comu­ni per il con­trol­lo del­le espor­ta­zio­ni di tec­no­lo­gia e attrez­za­tu­re mili­ta­ri» che defi­ni­sce otto cri­te­ri comu­ni (nor­me mini­me) che con­tie­ne: il vin­co­lo cir­ca «l’esportazione di tec­no­lo­gia e attrez­za­tu­re mili­ta­ri al rispet­to dei dirit­ti uma­ni e del dirit­to uma­ni­ta­rio inter­na­zio­na­le da par­te del pae­se desti­na­ta­rio». E, al pun­to sul­la situa­zio­ne inter­na del pae­se desti­na­ta­rio: «gli Sta­ti mem­bri rifiu­ta­no licen­ze di espor­ta­zio­ne di tec­no­lo­gia o attrez­za­tu­re mili­ta­ri che pro­vo­chi­no o pro­lun­ghi­no con­flit­ti arma­ti o aggra­vi­no ten­sio­ni o con­flit­ti in cor­so nel pae­se di desti­na­zio­ne fina­le».

NOTE

https://www.whitehouse.gov/briefing-room/speeches-remarks/2021/08/16/remarks-by-president-biden-on-afghanistan/

https://ips-dc.org/wp-content/uploads/2021/09/State-of-Insecurity-The-Cost-of-Militarization-Since-911.pdf

https://www.nytimes.com/2020/12/08/us/politics/lloyd-austin-pentagon-military-contractors.html

4 https://theintercept.com/2021/08/16/afghanistan-war-defense-stocks/

https://issues.org/stowsky/

 6 https://nation.time.com/2011/09/21/study-federal-spending-on-defense-doesnt-create-as-many-jobs-as-education-spending/

7 DOD Report: Con­so­li­da­tion of Defen­se Indu­strial Base Poses Risks to Natio­nal Secu­ri­ty:

Fai clic per acce­de­re a STATE-OF-COMPETITION-WITHIN-THE-DEFENSE-INDUSTRIAL-BASE.PDF

https://www.csis.org/analysis/takeaways-president-bidens-supply-chain-plan-2022

https://www.federalregister.gov/documents/2022/03/07/2022–04173/federal-acquisition-regulation-amendments-to-the-far-buy-american-act-requirements

10https://comptroller.defense.gov/Portals/45/Documents/defbudget/FY2024/FY2024_Budget_Request.pdf

11 https://state-of-the-union.ec.europa.eu/state-union-2022_it

12 https://www.euractiv.com/section/defence-and-security/news/eu-must-spend-cooperate-more-on-joint-arms-projects-blocs-defence-agency-says/

13 https://eda.europa.eu/docs/default-source/eda-publications/2022-card-report.pdf

14 https://defence-industry-space.ec.europa.eu/eu-defence-industry/european-defence-fund-edf_it

15 Le ini­zia­ti­ve dell’UE in mate­ria di poli­ti­ca di sicu­rez­za e dife­sa comu­ne:

https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg19/file/Dossier%20europeo%20n.%2018.pdf

16 https://eda.europa.eu/news-and-events/news/2015/06/18/high-level-group-of-personalities-on-defence-research-issues-statement

17 Riso­lu­zio­ne del Par­la­men­to euro­peo del 18 gen­na­io 2023 sull’attuazione del­la poli­ti­ca di sicu­rez­za e di dife­sa comu­ne: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA‑9–2023-0010_IT.html

18 Posi­zio­ne comu­ne 2008/944/PESC:

https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/0/941304/index.html?part=dossier_dossier1-sezione_sezione2-h3_h34

Modi­fi­che appor­ta­te nel 2019:

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:02008E0944-20190917&from=EN

Ros­sa­na De Simo­ne, dele­ga­ta sin­da­ca­le CUB ha par­te­ci­pa­to alle lot­te in fab­bri­ca per la ricon­ver­sio­ne al civi­le del­la pro­du­zio­ne. Redat­tri­ce per Pea­ce­Link ha con­tri­bui­to con altri alla ste­su­ra dei libri Se dici guerra…Basi mili­ta­ri, tec­no­lo­gie e pro­fit­ti e Fram­men­ti sul­la guer­raIndu­stria e neo­co­lo­nia­li­smo in un mon­do mul­ti­po­la­re per Kap­pa Vu edi­to­re. Infi­ne Embar­go mili­ta­re con­tro Israe­le. Dos­sier a cura di BDS Ita­lia

 

Testo pub­bli­ca­to anche su  Machi­na

Testo tra­dot­to in spa­gno­lo e pub­bli­ca­to sul perio­di­co El Sal­to

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